Attualità

Legislatura. Ius culturae, ultimo appello. Ingorgo di leggi al Senato

Roberta d’Angelo mercoledì 20 dicembre 2017

Lo sprint finale delle Camere per approvare le leggi su cui ci si è adagiati un po’ troppo quando c’era tempo e che invece trovano ampia maggioranza trasversale è abbastanza consueto nella storia della Repubblica. A fine legislatura arrivano a pioggia provvedimenti che molti avrebbero voluto, su cui non c’è bisogno di grandi battaglie parlamentari, ma che servirebbero a cambiare in meglio, se non a risolvere la vita quotidiana di molti italiani. E al contempo al pettine arrivano anche i nodi difficili da sciogliere, sui quali si è impantanata la maggioranza, come lo ius culturae. Ma ormai è il fattore tempo a dominare. Così ieri a Montecitorio e oggi a Palazzo Madama si stila l’ultimo calendario prima del rompete le righe che – a quanto trapelato dal Colle – arriverà dopo il 25 dicembre. Un appuntamento sotto i riflettori come mai prima, che suscita la battuta di Pietro Grasso sulla possibilità di lavorare anche il 25 dicembre: «Faremo "Natale in Senato", un nuovo cinepanettone...», scherza il presidente del Senato.

Oggi, dunque, una volta approvata la riforma del regolamento (una svolta, per il dem Francesco Russo, anche se pensata alla luce di un sistema tripolare, ma che «valorizza il lavoro delle Commissioni»), i capigruppo compileranno la sequenza con cui mandare in aula le ultime leggi, in attesa che la Camera invii la legge di Bilancio, con cui di fatto si chiuderà la diciassettesima legislatura. E dovrebbero aggiornare il calendario già approvato che vede in cima a tutto la legge sui testimoni di giustizia. Su questa ci sarebbe il tempo per il varo definitivo. Meno scontato, ma non improbabile, il sì alla legge per gli orfani dei femminicidi. Il testo aveva avuto uno stop per le riserve di Forza Italia, che denunciava in commissione l’inserimento surrettizio della stepchild adoption, con l’adozione da parte del partner cassata dalla legge per le unioni civili.

Incerta la sorte del testo sulla prevenzione dell’estremismo violento jihadista, mentre allo stato attuale il calendario prevede il diritto di cittadinanza all’ultimo punto del calendario dell’aula. Su questo si prevede battaglia, anche fuori dal Palazzo, dove continua la mobilitazione delle associazioni e lo sciopero della fame a staffetta, promosso da Manconi. E battaglia sulla difesa dei diritti tra il Pd e Leu. Ieri ancora una volta il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto di non demordere. «Non lo so quale sia la dinamica dei lavori ed i tempi del Senato», ma «per me bisogna provarci». Basterebbe «una sola seduta», ha esortato anche il presidente della commissione Affari sociali della Camera Mario Marazziti (Des-Cd), ma senza il ricorso alla fiducia del governo, i numeri a Palazzo Madama non sono certi. E al Quirinale il presidente Mattarella vorrebbe chiudere la legislatura con un governo in carica ancora in forze.

Così, sempre al Senato, resta in salita l’iter del testo sui figli non riconosciuti. La legge è ferma in commissione Bilancio per problemi di coperture e dovrebbe poi tornare in commissione Giustizia. Considerando che entro il 23 i lavori vanno chiusi, sembra assai complicato.

Quanto alla Camera, resta senza risposta la legge sui caregiver familiari, su cui si sarebbe potuta trovare l’intesa, ma che sembra ormai fuori tempo massimo. Anche qui, per salvare in corner il diritto dei familiari di avere un supporto nella cura del parente disabile, sono stati inseriti emendamenti alla manovra, per recuperare in parte un sostegno che andrebbe ad aggiungersi ai diritti garantiti dalla legge 104. Ancora Marazziti ha presentato un emendamento alla manovra in tema di ape sociale, con lo sconto di un anno pensionabile ogni 5 di attività da caregiver, ma è difficile quantificare la copertura.

Continua invece a creare malessere nel centrodestra lo stop alla legge Molteni voluta dalla Lega («imprescindibile» per un’alleanza con Berlusconi) «che cancella gli sconti di pena per assassini e stupratori vergognosamente affossata», a detta del firmatario leghista Nicola Molteni. Insomma, il sipario sta per calare, ma molte battaglie continueranno al prossimo atto.