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DRAMMA IMMIGRAZIONE. Il nunzio in Siria: disperazione dietro la tragedia di Catania

sabato 10 agosto 2013
C'è una «forte disperazione» dietro alla tragedia  dell'immigrazione di Catania, dove sei migranti hanno perso la vita mentre tentavano di raggiungere la riva a bordo di un peschereccio sul quale viaggiavano, tra gli altri, profughi in fuga dalla Siria. A esprimere il suo dolore è il nunzio apostolico in Siria, Mario Zenari. «Oltre alle vittime del conflitto, il cui numero ha superato da tempo i 100mila morti indicati dalle Nazioni Unite, c'è chi ha perso la casa, chi non ha lavoro, chi vive in zone dove dilaga la criminalità e la malavita, in altre dove si tenta di imporre la Sharia. Queste persone da qualche parte devono andare», dice monsignor Zenari amareggiato.Con alla mano i dati sui siriani di fede cristiana, il religioso indica come «i Paesi scandinavi» siano stati la meta prediletta anche prima del conflitto. L'emigrazione dei cristiani verso l'Europa è aumentata con lo scoppio della guerra nel marzo 2011, in cerca di un ambiente sicuro e affine per cultura e religione. «Sempre per i cristiani, in Europa ci sono comunità delle chiese orientali in Francia e in Belgio - spiega - L'Italia come destinazione di massa è invece un fenomeno nuovo. Bisogna vedere se (quello di Catania, ndr) è un caso isolato o se ce ne saranno altri».Zenari riflette anche sull'identità di questi migranti siriani che hanno tentato di raggiungere l'Italia, ricordando che «solitamente i musulmani cercano di fuggire in un altro Paese arabo, come dimostra il milione e mezzo e più di profughi in Libano, Iraq, Turchia e Giordania. Ma abbiamo anche visto che le condizioni di vita in un campo profughi sono sempre più difficili».Quello che Zenari può vedere con i suoi occhi, comunque, è che «le condizioni di vita in Siria sono sempre più difficili. Certe zone sono nel completo caos. Non c'è più il controllo del governo, non si sa chi comanda, la popolazione è sotto la spada di Damocle della criminalità, dilagano i sequestri delle persone appartenenti alla classe media, perchè i ricchi hanno già lasciato il Paese da tempo. Poi c'è il tentativo di imporre la Sharia, che non piace nemmeno ai musulmani. Le case distrutte, la mancanza di lavoro, i prezzi alle stelle: è chiaro che da una parte o dall'altra queste persone devono andare».