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VIAGGIO DI RITORNO. Blangiardo: «Non chiamatelo esodo»

Paolo Lambruschi martedì 2 aprile 2013
​Un ciclo si è chiuso per quanto riguarda l’immigrazione. Lo pensa il demografo Gian Carlo Blangiardo, curatore statistico del rapporto Ismu. Professore, lei è stato uno dei primi a segnalare la differenza di numeri tra anagrafe  e censimento Istat. Come stanno le cose?Non si tratta di un esodo. Anzitutto le cifre, 700 mila in meno, vanno spalmate sugli anni che passano almeno tra un censimento e l’altro, decennio nel quale i migranti sono triplicati, perché chi si trasferisce tende a non denunciarlo all’anagrafe. Poi occorre aspettare i dati definitivi del censimento a fine 2013 perché per non essere cancellati molti immigrati che non hanno risposto rispondono al questionario. Però nell’ultimo biennio si segnala un aumento dei flussi in uscita e una drastica frenata di quelli in entrata. Causa crisi l’Italia non è più attraente per i migranti.   Quali sono i segnali?Le difficoltà crescenti della famiglie immigrate. Il reddito medio mensile nel 2012 è sceso a 1.400 euro, nel 2011 era di 1.500. Sono in diminuzione quelle che riescono a risparmiare e quelle che inviano le rimesse. Infine, oggi solo una famiglia su cinque (20,1%) è proprietaria di una casa, due anni fa lo era invece il 23,2%. Nel 2011 gli ingressi di cittadini extracomunitari per lavoro si sono ridotti di due terzi rispetto all’anno precedente; rimangono invece sostenuti quelli per ricongiungimento familiare (ridotti di solo un quinto) e aumentano quelli per richiedenti asilo e per motivi umanitari. In Italia la crescita della presenza straniera è sostanzialmente pari a zero, un crollo rispetto al 2007 in cui ancora si calcolavano aumenti annui di 500mila unità. E quale sarà la tendenza?Se le condizioni di crisi del mercato del lavoro continueranno ad aggravarsi, il flusso in uscita degli immigrati è destinato ad aumentare. Le cause della battuta di arresto dei nuovi ingressi vanno cercate nel perdurare della crisi economica che ha investito l’Italia e l’Europa. E se da un lato si emigra sempre meno verso l’Italia, gli italiani stanno tornando a fare certi lavori prima lasciati agli immigrati, quindi viene meno la domanda di manodopera. Almeno il 15% per cento dei migranti in Lombardia ha dichiarato all’Osservatoiro migranti che vuole lasciare l’Italia entro due anni. Non è detto che poi lo farà, ma è un indicatore. La Caritas sostiene che, però, il numero in Italia è rimasto stabile.Concordo, con i ricongiungimenti e le nascite, il numero degli immigrati presenti in Italia è secondo me nell’ordine di 5 milioni. Calano gli arrivi e storicamente è finito un ciclo migratorio, dobbiamo voltare pagina.