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INTERVISTA. Russo: «Enrico può chiudere la guerra Ma il Pd non svenderà i suoi valori»

Marco Iasevoli giovedì 25 aprile 2013
«Cosa gli ha fatto dire "si"? C’è stato un momento, l’altra sera, durante le consultazioni, in cui Napolitano l’ha fissato negli occhi e gli ha parlato di discontinuità, della necessità di portare nel Paese un’iniezione di fiducia, di speranza, di positività. Credo che in quel momento Enrico abbia ceduto, in quelle parole ha rivisto la sua intera storia politica...». Il triestino Francesco Russo, neosenatore Pd, fa parte della generazione di VeDrò, dei 40enni "di belle speranze" che provano a portare un brezza liberal nel partito. «Ci siamo appena visti – dice lasciando la sede di via del Tritone dell’associazione "360", di cui lui è segretario generale e Letta presidente -, è entrato a modo suo. Ha detto "State calmi, ragazzi..."».C’è poco da stare calmi, la situazione è quella che è...Certo, ma lui è sereno perché intende affrontare questo tentativo seguendo la sua biografia: rigore economico – non in senso di austerità, ma di serietà nelle ricette per lo sviluppo e nella tenuta dei conti –, europeismo, linearità etica e politica.Basterà per quella che si annuncia come una grande e difficile trattativa su programma e squadra?Nessuno nasconde che il tentativo non è in discesa. Nulla è scontato.Quali sono le insidie?Vedo già qualcuno che teme che si snaturino i valori e il programma del Pd. Enrico sarà netto: qui si dialoga, ma non si svende. Tutti, nel Pdl e anche nel nostro partito, dobbiamo fare un passo indietro e farlo lavorare in pace. Basta un minimo intervento a gamba tesa e finisce male. Non per Letta, ma per il Paese.A dire il vero sembra iniziare maluccio proprio il Pd, con Gozi che fa la lista di chi può stare o no nel governo...Mi pare un caso isolato in un coro di sostegno.Cosa ha portato Napolitano a preferire Letta ad Amato?Credo che il capo dello Stato abbia unito due elementi: il massimo consenso parlamentare e la necessità di un salto in avanti generazionale che non sacrifichi competenza, esperienza e relazioni internazionali.Letta riuscirà a portare avanti il dialogo con Berlusconi senza far scoppiare il Pd?Non c’è dubbio, lui è in grado di chiudere la guerra civile in questo Paese. Nella sua cultura c’è la non demonizzazione dell’avversario. Però attenzione, non basta una voce nel deserto. Tutti ci dobbiamo far carico di un clima nuovo.Lei è un fedelissimo: comprende che Letta si presta al tiro al bersaglio di chi già parla di "inciucio" e salvacondotto per il Cavaliere?Il colmo per uno che girava in Vespa da ministro, che ha rinunciato alla scorta da sottosegretario rinunciando pure a fare un comunicato stampa per dirlo ai quattro venti, che interrompe le riunioni per non venire mai meno al patto di cenare a casa con la famiglia. In ogni caso, saprà fare fronte alle accuse. Sia sul programma che nella scelta della squadra. Lui ha un metodo in testa che mi convince...Quale?Il programma si costruisce incrociando gli otto punti del Pd, gli otto del Pdl e l’agenda dei saggi. Ne esce una road map condivisa ed equa.E per la squadra?Penso che applicherà cinque criteri: alto profilo, riconoscibilità politica, competenza, capacità d’unire, innovazione. Con chi vuole forzare la mano Enrico è stato chiaro: «Non ci sarà un governo a tutti i costi». Lo pensa davvero.