Attualità

GIUSEPPE BROGGI. «No alle cancellazioni di memoria fascista Ora serve un tavolo di confronto sociale»

Diego Andreatta martedì 3 settembre 2013
«Premetto che non siamo un gruppo politico e intervengo solo per quanto ci compete come associazione di alpinisti». Giuseppe Broggi, presidente del Cai dell’Alto Adige, è giustamente attento a non coinvolgere il Club Alpino Italiano dentro il tritatutto politico del problema toponomastica, che in Alto Adige va a ostacolare pure la pacifica convivenza che l’associazione cerca di favorire anche nei rapporti di collaborazione con l’omologa realtà di lingua tedesca, l’Alpenverein Sudtirol.In sintesi, qual è la vostra posizione?È quella che abbiamo fissato in un documento elaborato già nel 1996 e che riguarda soltanto i sentieri di montagna. Sottolineiamo che la toponomastica è uno degli elementi essenziali della cultura, non solo alpinistica, di qualsiasi popolo e di qualsiasi gruppo etnico, quindi anche del gruppo linguistico italiano che ormai da 70 anni è in Alto Adige e specialmente di coloro che qui sono nati e vissuti.E rispetto alla popolazione di lingua tedesca?Riteniamo doveroso, oggi come allora, il ripristino di tutte le dizioni toponomastiche in lingua tedesca, quale riparazione del sopruso attuato dal fascismo. Per noi dunque la soluzione sancita dallo Statuto d’autonomia vigente per la toponomastica (quella cioè del bilinguismo - trilinguismo per i territori ladini) sia la più adatta a evitare tensioni e strumentalizzazioni. Consente ad ogni cittadino di sentirsi nella sua "Heimat".Quindi, niente cancellazioni?No, da ogni parte. Risponderebbe alla stessa logica prevaricatrice di quella inversa attuata dal fascismo. Noi abbiamo anche dato il nostro contributo tecnico affidato ad un bravo cartografo di Brunico, un lavoro aggiornato per definire il numero dei toponimi da mantenere necessariamente bilingui. Dove il riferimento è all’uso dei toponimi stessi, ma l’uso di tutta la popolazione e non di una sola parte.Dal punto di vista del metodo, cosa proponete?Che tutti e tre gruppi etnici, assieme alle varie componenti della società altoatesina si mettano attorno allo stesso tavolo per un confronto, con la mente libera da pregiudizi. Sarà un cammino lento ma vincerà la buona volontà.Quindi anche voi siete un po’ perplessi sull’accordo stipulato da Durnwalder direttamente col ministro Delrio?Effettivamente, mi pare personalmente che sia stata una scelta sbagliata nei tempi e soprattutto nel metodo. Perché questo lavoro di confronto e di trattative sui toponimi va condotto alla luce del sole, mentre troppe persone interessate non ne hanno saputo nulla.