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Intervista. Morelli: «Daspo solo una provocazione ma la Rai tuteli interessi di tutti»

Eugenio Fatigante venerdì 16 febbraio 2024

Alessandro Morelli, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio

Alessandro Morelli ha fatto parlare nei giorni scorsi per aver proposto, dopo Sanremo, un Daspo “televisivo” per chi fa propaganda, anche su temi politici, sugli schermi Rai. E per questo è stato subissato d’insulti e persino minacce sui canali social: «Cosa ho provato? Qualcuno direbbe “sono i social, bellezza” - risponde il sottosegretario (leghista) alla Presidenza del Consiglio -. In ogni caso, dà molto fastidio quando si mettono di mezzo i familiari. Io ho lanciato un’idea e chi mi ha insultato dice di stare, ma forse solo a parole, dalla parte delle idee. Sono contento però di aver provocato un dibattito».

In ogni caso, non è una idea di difficile realizzazione?

Guardi, è ovvio che la mia è stata una provocazione. Che tocca però un tema molto serio: è necessario che la Rai si tuteli da iniziative che ledono pesantemente gli interessi di una struttura che è un bene pubblico, che va avanti coi soldi del canone pagato da tutti.

E parlare di pace e di «stop al genocidio», come ha fatto Ghali, vuol dire ledere gli interessi della Rai?

È un discorso generale: chi ha la fortuna di salire su un palco della tv pubblica, di parlare a 15 milioni d’italiani e tra l’altro - aspetto che non va dimenticato - di fare guadagni ulteriori grazie a quell’apparizione, ha una responsabilità speciale nei confronti di tutti gli spettatori e dell’azienda, che è dotata anche di un suo codice etico.

Ripeto: non è eccessivo?

Non è eccessivo anche aver innescato una serie di proteste e scontri davanti a varie sedi Rai e aver costretto l’ad Sergio a girare sotto scorta? Oltretutto c’è un altro aspetto: Sanremo non è solo un “giochino”, ma anche un concorso che ha una sua serietà e quel che si dice può influire sul voto per la vittoria.

E quindi cosa dovrebbero fare gli artisti?

Fare la loro performance che - attenzione - con la creatività tipica degli artisti può benissimo trattare un tema serio e sociale, non mi sono mai sognato di porre limiti. Lo abbiamo visto, quante canzoni sono state dedicate a esempio ai diritti delle donne? Anche la Bertè all’ultimo festival, ma lo ha fatto nel dovuto modo. Poi bisogna scendere dal palco, però. Tutto il resto... non è noia, ma andrebbe evitato.

Non è limitare la libertà di espressione?

Ma no. Oltre a poterne parlare direttamente nel testo, come tutti i personaggi il cantante può parlare di quel che vuole in conferenza stampa, sui social e può farsi invitare come tutti nei talk, dove però ci sono anche altre opinioni a confronto. Parlare di un tema senza contraddittorio è invece la cosa più illiberale che si possa fare. E poi guardi che non mi riferisco solo a temi politici.

A cos’altro si riferisce?

La Rai deve tutelarsi anche da finalità commerciali improprie, con manovre di marketing legate a marchi fatte alle spalle dell’azienda. Lo abbiamo visto quest’anno e anche nel 2023. Quando, vorrei ricordarlo, alla Rai fu comminata una multa da 175mila euro (per il caso Ferragni/Instagram, ndr) che è stata pagata con i soldi dei contribuenti. Per questo non mi pare stravagante la mia richiesta. Il mio auspicio è che la Rai ora si attivi in qualche modo per evitare che si ripetano simili episodi. Anzi, mi meraviglio che non lo abbia già fatto.

Eugenio Fatigante

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