Attualità

Intervista. Berlusconi: «Con Forza Italia un governo affidabile»

Eugenio Fatigante mercoledì 7 settembre 2022

Silvio Berlusconi

Presidente Silvio Berlusconi, lei è un decano delle campagne elettorali, dal 1994 in poi. Sbarco sui social a parte, la politica la appassiona come allora, malgrado i tanti cambiamenti?

Più che di passione, parlerei di dovere. Da sempre ci battiamo per la libertà, per un Paese dove lo Stato e le sue istituzioni siano sentite come la casa di tutti e non invece come qualcosa che è un nemico in agguato. Un Paese dove ciascuno possa dare il meglio di sé per realizzarsi. Questa è la missione che ci siamo dati dal 1994. Ricordo la bellissima definizione di papa Pio XI, poi ripreso da San Paolo VI e dai suoi successori, che definì la politica - se ben intesa - come la più alta forma di carità. Per questo ritengo si tratti di un dovere verso la collettività.

Un perno del programma del centrodestra è la controversa flat-tax. Ci spiega perché dovrebbe essere attuata questa volta, quando non l’avete fatta in passato, in contesti della finanza pubblica più favorevoli?

Un forte taglio alle tasse - la nostra flat tax prevede un’aliquota unica al 23% e nessuna tassazione sui primi 13.000 euro di reddito - solo apparentemente è oneroso per i conti pubblici. In realtà, lo dimostra l’esperienza di tanti Paesi, per esempio l’America di Kennedy e poi di Reagan, abbassare le tasse crea crescita, lavoro, investimenti e questo giova anche alle entrate dello Stato.

Ci dice le altre due priorità assolute del programma alle quali non vorrebbe rinunciare?

Aiutare i più deboli, cioè gli anziani e i disabili, portando le loro pensioni minime a 1.000 euro al mese, per 13 mensilità. Questo anche a chi non ha mai potuto lavorare perché ha dedicato la vita alla famiglia e all’educazione dei figli: le nostre mamme e le nostre nonne. Aiutare i giovani a trovare delle opportunità: non attraverso delle mance, ma rendendo più conveniente per i datori di lavoro investire sui giovani e pagarli meglio.

Dopo i tagli alle forniture di Gazprom, è ripreso il dibattito sulle sanzioni, con Salvini che chiede di rivederle o, se si va avanti, di aprire uno "scudo europeo" a favore di imprese e famiglie oberate dai costi dell’energia. Qual è esattamente la sua linea?

La mia linea è esattamente quella dell’Europa e dell’Occidente. Non possiamo permetterci di dare segnali di disunione di fronte all’aggressione russa in Ucraina. Però vorrei aggiungere una considerazione: di fronte alle drammatiche cronache che ci arrivano dalla guerra in corso, sento terribilmente attuali le parole di un altro grande pontefice, Benedetto XV, sulla guerra come "calamità" e "inutile strage". Mi domando davvero come persone ragionevoli possano fare questo ad altri esseri umani. Per questo credo che la diplomazia debba fare subito un grande sforzo per sostituirsi alle armi. Questo naturalmente senza mettere in discussione il diritto alla libertà del popolo ucraino.

Il governo sembra orientato a un decreto in settimana da circa 10 miliardi. È d’accordo o serve una dote maggiore in tempi rapidi?

La cosa essenziale è fare presto, 10 miliardi sono almeno l’inizio, ma dubito che basteranno.

Capitolo giustizia del programma: abuso d’ufficio, immunità parlamentare, legge Severino sono punti che saranno affrontati dal centrodestra al governo?

Di fatto l’abuso d’ufficio è stato già svuotato di significato. Sulla Severino è inammissibile - lo dice l’articolo 27 della Costituzione - che vi siano conseguenze sanzionatorie, come la decadenza per gli eletti, a fronte di sentenze non definitive. Revocare l’immunità parlamentare fu una scelta emotiva sull’onda di Tangentopoli, ma l’ipotesi di reintrodurla va inquadrata in una più ampia riflessione sul rapporto fra politica e giustizia. Per noi però le priorità sulla giustizia rimangono altre: taglio drastico dei tempi dei processi, separazione delle carriere, inappellabilità delle sentenze di assoluzione.

Se andrete al governo, lei ritiene che sarebbe un problema o no condividerlo con un partito - la Lega - che ha ancora in piedi un’alleanza con Russia Unita e che rivendica per sé il Viminale?

Posso solo dire che noi siamo una forza politica rigorosamente europeista e atlantica. Non permetteremmo mai una politica che venga meno a questi principi. Ma non credo sia questo il caso della Lega.

Forza Italia in Europa fa parte della "maggioranza Ursula" col Pd mentre Fdi e Lega stanno in altri schieramenti, poi in Italia ribalta lo schema. Non pensa che l’elettore semplice lo ritenga un esempio del "teatrino della politica" che spesso ha criticato? E ci spiega il perché di questa doppia linea?

In Europa siamo nel Partito popolare europeo, un partito di centro che in tutti i Paesi è alternativo alla sinistra. La maggioranza Ursula è stata solo un episodio occasionale, ormai superato.

È possibile che, dopo il voto, si discuta di gruppi unitari o addirittura di un partito unico del centrodestra o, almeno, tra Forza Italia e Lega?

Lo escludo. Abbiamo valori diversi, storie politiche diverse, un linguaggio diverso e ci rivolgiamo ad elettorati diversi.

Qual è la falsità su di lei o su Fi che trova più indigesta in questa campagna?

Non basterebbero le pagine di Avvenire per raccontarle tutte. Ma il caso più vergognoso di alterazione della realtà è il tentativo, purtroppo diffuso, di attribuire a noi la responsabilità della caduta del governo Draghi, voluta invece dai Cinquestelle e resa possibile dal Pd. Il caso più ridicolo è stato il tentativo di metterci in polemica con il capo dello Stato, che al contrario considero un autorevole e prezioso garante della nostra democrazia.

Fi comunque è stata compartecipe della caduta del governo Draghi, che era stato salutato con grandi clamori. Cosa salva di quella esperienza? E vede ancora per Draghi un futuro al Quirinale?

Al di là del Quirinale, che al momento è occupato con grande autorevolezza per quasi sette anni, Draghi ha ben governato e costituisce certamente un’ottima positiva risorsa per l’Italia.

Lei è il leader di un partito che si definisce cristiano e che si rifà alla tradizione di De Gasperi, da lei più volte citato. Eppure, sa che una parte del mondo cattolico ha delle resistenze più o meno forti a votarla. Se con una "pillola" della sua campagna potesse ancora convincerli, cosa direbbe loro?

Noi siamo una forza politica che si richiama esplicitamente ai principi cristiani, ma non abbiamo mai pensato di rivendicare la rappresentanza del mondo cattolico, che è giustamente plurale al proprio interno. Il valore del messaggio cristiano è così alto che non può essere ricondotto ad un discorso politico né tantomeno strumentalizzato a questo scopo. Inviterei però gli elettori cattolici, come tutti gli altri elettori, ad una considerazione. Noi costituiremo il centro di un futuro centro-destra di governo. Tanto più saremo forti, quanto più condizioneremo l’azione di quel governo.

In che modo condizionerete il centrodestra di governo? Si spieghi.

Lo faremo su una serie di temi importanti per l’impegno dei cattolici in politica: il rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale, la tutela della famiglia naturale, che ha una funzione diversa da altre scelte di vita, pur rispettabilissime, una politica sulle migrazioni che coniughi legalità e rispetto per la dignità delle persone, la parità scolastica e la libertà di educazione, la tutela dei più deboli, non in forma di assistenzialismo statalista ma incoraggiando il Terzo settore. In una parola, metteremo sempre al centro la persona e non lo Stato. Se posso aggiungere una cosa, il programma del Pd ne conferma la trasformazione in un partito radicale di massa. Renzi premier ha fatto le unioni civili, anticamera della legge Zan, e la legge sul biotestamento, anticamera della legge sul suicidio assistito, tutte sostenute dal Pd in questa legislatura. Noi su questi temi abbiamo sempre votato contro.

Se il quadro internazionale dovesse aggravarsi, pensa che un eventuale governo di centrodestra avrebbe la forza per andare avanti o non esclude che si possa tornare, per stato di necessità, a uno schema di unità nazionale?

Io spero che il prossimo governo, che sarà di centro-destra, saprà chiamare il Paese, non solo la politica ma anche l’economia, la cultura, la scienza, ad un grande sforzo collettivo, che va al di là degli schieramenti politici. E mi auguro che anche l’opposizione faccia lo stesso, proprio come abbiamo fatto noi nei confronti del governo Conte, nei mesi più terribili della pandemia. Forza Italia è orgogliosamente la forza del cattolicesimo liberale, dell’europeismo, dell’atlantismo. Più voti riusciremo ad avere il prossimo 25 settembre e più saremo capaci di dare forza a questi valori nel prossimo governo.