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INTERVISTA. Albertini: «Il Pdl esca allo scoperto per Mario A febbraio i padri voteranno per il futuro dei loro figli»

Marco Iasevoli giovedì 27 dicembre 2012
«La partita che giochiamo noi in Lombardia è sovrapponibile a quella che Monti sta giocando nel Paese. La sfida è la stessa: offrire finalmente una scelta di voto seria e coerente ai moderati - che sono la maggioranza nel Paese - sottraendoli al ricatto populista della Lega, alla deriva massimalista di Sel, a quella contestataria di Fiom, Cgil e dei centri sociali». Gabriele Albertini non cede. Sarà candidato governatore al Pirellone con "Lombardia civica" in alternativa al centrosinistra e indipendentemente dalla scelta del "suo" Pdl di accordarsi con Bobo Maroni e la Lega. «Berlusconi mi ha offerto il posto di capolista in Lombardia. Ma ho rifiutato. E la "salita in politica" di Monti conferma la bontà della mia scelta. Sono pronto a collaborare con lui, a sostenere la sua campagna elettorale».Lei parla di sfida. Ma è una sfida - la sua e quella di Monti - per vincere o arrivare in buona posizione?Ho qui tra le mani gli ultimi sondaggi. Siamo già secondi in Lombardia con il 25 per cento. La differenza è che Berlusconi-Maroni e Ambrosoli hanno un recinto ristretto in cui cercare altro consenso. Noi no, abbiamo una platea trasversale che sta aspettando una proposta seria. È la Lombardia migliore e silenziosa. E lo stesso discorso vale per l’Italia. Ci sono padri pronti a fare sacrifici e sostenere chi darà un futuro ai propri figli. E ci sono figli che hanno capito che un politico severo è meglio di un politico scialacquone.Però dal Pdl siete ancora in pochini a sostenere Monti. Lei, Mario Mauro, Frattini, Mantovano...Mi chiedo anch’io il perché. Mi chiedo perché Berlusconi abbia giocato a lungo a fare dottor Jekyll e mister Hide. Mi chiedo perché coloro che ritengono di essere nella scia di De Gasperi, Adenauer e Schuman ora sostengano Maroni, che insieme alla sua candidatura propone un referendum sull’Europa. Molti montiani "revisionisti" mi hanno deluso.Che risposta ha dato ai suoi dubbi?Una, semplice: con il Porcellum Berlusconi scrive le liste, e pochi hanno il coraggio di venire allo scoperto. Non vogliono "salire", come propone Monti. Preferiscono "scendere", anzi "continuare a scendere"... Però sul territorio vedo dei segni chiari.Quali?Nelle assemblee del centrodestra e della società civile sono tutti stanchi dei mercenari, le urne lo dimostreranno. Perciò da tempo invoco un congresso del Pdl. Ma niente...A Monti suggerisce una lista unica o una federazione?Sfuggo al gioco dei suggerimenti. Ma ritengo che siano importanti tre elementi. Primo, il riferimento ai valori del Ppe. Secondo: nessuna barriera, c’è bisogno dei partiti "centristi", dei movimenti della società civile, ma anche, e con forza, delle componenti montiane di Pd e Pdl. Terzo: liste pulite. "Lombardia civica" ha adottato uno schema: 70 per cento di società civile e 30 di amministratori che si sono distinti. Lo schema potrebbe essere lo stesso.Chi del Pd dovrebbe far parte del progetto-Monti?Penso a Enrico Letta e Fioroni, ad esempio. E a Renzi, certamente. Come Ichino, anche loro hanno più a che fare con Monti che con la Fiom e la componente anti sistema che il Pd vuole a forza includere. In Europarlamento ho sperimentato di persona la distanza enorme tra la sinistra europea e quella italiana. La stima tra Hollande e Monti non è un dato puramente casuale.Monti potrebbe fare campagna elettorale in Lombardia per lei?Non mi azzardo a chiederglielo, ma certo mi farebbe piacere. E io lo aiuterò sicuramente se Monti lo riterrà utile. Ne parleremo presto.In sintesi: pensa che le urne premieranno Monti (e lei)?Monti è il leader con la maggiore fiducia nonostante abbia dovuto operare in guerra senza anestesia. Vuol dire che l’Italia è cambiata. Ormai sono le persone a fare la differenza, non le appartenenze. Qui c’è del valore nascosto ma prezioso da tutte le parti, tra i liberali, tra i progressisti, nella pre-politica. È il meglio del Paese che vuole essere coinvolto e liberato dalle gabbie di schemi vecchi. E poi io e Monti abbiamo in comune gli studi dai gesuiti: prima il discernimento, poi la missio, l’azione. E quando il discernimento è buono i risultati poi arrivano...