Giovani in rete. Sempre più piccoli sui social, in aumento le dipendenze da internet
La Polizia postale invita a denunciare tempestivamente gli usi impropri della Rete
Minori e Internet, un rapporto ricco di opportunità, ma anche di rischi, e in vista della Giornata per la sicurezza in Rete, in programma martedì 6 febbraio, si moltiplicano dati e studi sui fenomeni connessi all’uso di computer, smartphone e videogiochi, che inizia in età sempre più precoci.
La Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) mette in guardia sul rischio dipendenza da videogiochi, pur invitando a non demonizzare la Rete. Regole che vengono invocate anche da Telefono Azzurro, anche in relazione al diffondersi degli strumenti di Intelligenza artificiale (Ia). Il Movimento italiano genitori (Moige) mette in guardia dall’impatto di bullismo e cyberbullismo, mentre Save the children (Stc) sottolinea il fatto che si abbassa sempre più l’età dell’accesso alla Rete.
La Sinpia segnala lo studio “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z” realizzato dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità (Iss) secondo cui il 12% degli studenti (tra gli 11 e i 17 anni) è a rischio di disturbo da uso dei videogiochi. I più colpiti (18%) sono i ragazzi delle scuole medie, poi quelli delle scuole superiori (13,8%); per le ragazze il fenomeno riguarda il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle superiori. Tuttavia la presidente della Sinpia, Elisa Fazzi (neuropsichiatra degli Spedali Civili di Brescia) invita a non «demonizzarli», perché «i videogiochi possono anche offrire opportunità uniche per l’apprendimento e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, per favorire le abilità cognitive e sociali, offrendo occasioni di divertimento e la possibilità di creare scenari ricchi di fantasia». Il tutto con misura, però: «È necessario essere consapevoli che un uso eccessivo o inappropriato dei videogiochi può avere un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere dei ragazzi, specialmente dei più piccoli».
Telefono Azzurro lancia la campagna “Ci arriva anche un bambino” per indicare la necessità di affrontare le sfide etiche, economiche, di sicurezza e di benessere che coinvolgono i bambini nel mondo dell’intelligenza artificiale. «Vi è la necessità di creare una rete nazionale e internazionale efficace – sottolinea lo psichiatra Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – tra istituzioni, poli di ricerca, aziende e società civile per studiare al meglio le conseguenze che le nuove tecnologie hanno sugli adolescenti e gettare le basi per azioni ad alto impatto capaci di agire su più livelli per proteggere i bambini dai rischi del web».
D’altra parte, una ricerca di Telefono Azzurro e Bva-Doxa su 806 ragazzi tra 12 e 18 anni mostra come l’intelligenza artificiale sia un tema che coinvolge molto i giovani: il 94% ne ha sentito parlare e ne conosce la definizione, mentre il 9% ritiene di possedere una conoscenza molto buona. Ma se per 6 ragazzi su 10 è positiva l’opinione su questo strumento, non manca una certa consapevolezza dei rischi: il 31% degli intervistati teme un possibile furto d’identità, il 28% si preoccupa per la privacy e per la scarsa sicurezza dei propri dati personali, il 20% teme di entrare in contatto con contenuti inappropriati e non adeguati alla propria età, e il 10% esprime la propria preoccupazione per la creazione di immagini pedopornografiche.
Un tema testimoniato anche dai dati diffusi dall’Internet Watch Foundation che ha scoperto materiale pedopornografico autogenerato con bambini sotto i 10 anni presente su oltre 100mila pagine web nell’ultimo anno, con un aumento del 66% rispetto all’anno precedente. Sensibile alla necessità di proteggere i minori dai rischi del web è anche il Moige, dal cui rapporto realizzato in collaborazione con l’Istituto Piepoli emerge che «i dati continuano a disegnare un contesto in cui bullismo e cyberbullismo sono ancora molto diffusi». «L’8% degli intervistati – segnala il rapporto – ammette di usare sempre o spesso foto o video per prendere in giro qualcuno, dato che registra un trend di crescita costante». E se il 17% lo fa raramente, il 45% degli intervistati ha subito almeno una forma di prepotenza.
Preoccupa il fatto, rilevato dai curatori, che «c’è poca consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni in Rete: per il 77% il proprio comportamento online è corretto, mentre il 23% non si è mai interrogato a riguardo. C’è ancora troppa confusione anche intorno a bullismo e cyberbullismo, e al fatto che questi comportamenti costituiscono dei reati penali: il 25% è poco o per nulla consapevole a riguardo». Altro tema problematico è l’accesso ai contenuti pornografici: «Nonostante esistano dei validi filtri di navigazione che precludono ai minori l’accesso a contenuti pornografici, questi sembrano essere ancora poco utilizzati. Il 49% dei minori intervistati naviga abitualmente senza filtro anti-porno, l’8% lo usa solo “raramente”».
Va anche tenuto presente, come segnalato da Save the children, che è in diminuzione l’età media del primo accesso in rete: e il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, nonostante l’età permessa sarebbero i 13 anni. Con i rischio connessi, commenta Stc: il 13,5% del campione fa un uso problematico dei social media e il 24% dei videogiochi, e si abbassa l'età delle vittime di adescamento online, il 9% ha meno di 10 anni. Infine tra i più giovani cresce sempre di più il tempo trascorso online, soprattutto dopo la pandemia: in Italia utilizza Internet tutti i giorni il 78,3% degli 11-13enni, il 91,9% degli adolescenti nella fascia 14-17 anni e il 44,6% dei bambini tra i 6 e i 10 anni.
Un appello a denunciare comportamenti inappropriati di cui si viene a conoscenza è stato rivolto stamattina dalla Polizia postale e delle comunicazioni: «I rischi della Rete sono tanti e dobbiamo conoscerli e dobbiamo sapere che ci sono adulti, la polizia postale – ha detto la dirigente Barbara Strappato –, che quando qualcosa è accaduto devono venire a saperlo subito, qui sì è importante essere veloci, perché così si potrà dare una risposta».