Attualità

GIUSTIZIA E POLITICA. Intercettazioni, carcere per «talpe» e giornalisti

Danilo Paolini mercoledì 21 aprile 2010
Sulle intercettazioni arriva l’atteso passo indietro del governo sugli «indizi di colpevolezza», ma anche il rafforzamento delle tutele per i parlamentari e il pugno di ferro per chi viola la legge: chiunque riprende o registra «fraudolentemente» comunicazioni o dialoghi (quindi anche gli operatori dell’informazione, ma il Pd ha parlato di «emendamento D’Addario», dal nome della escort che registrò il suo incontro privato con Berlusconi) rischia il carcere fino a 4 anni, ma non se dalla registrazione emerge una notizia di reato che viene subito segnalata all’autorità giudiziaria; per i giornalisti che pubblicano le conversazioni intercettate c’è l’arresto fino a 2 mesi e un’ammenda da 4mila a 20mila euro, con un raddoppio delle sanzioni previste in precedenza, più la sospensione dall’esercizio della professione; chi, addetto ai lavori giudiziari, rivela atti o notizie coperti dal segreto istruttorio (le cosiddette "talpe" delle procure) finisce dietro le sbarre per un periodo che va da uno a 6 anni.In compenso, la riforma non riguarderà le intercettazioni già autorizzate: ai processi in corso si applicheranno soltanto le norme di divieto della divulgazione e della pubblicazione. Le proposte di modifica del centrodestra al disegno di legge, al vaglio della commissione Giustizia del Senato che comincerà a votarle dal 28 aprile, sono dodici: due presentate dal governo, le altre dieci dal relatore Roberto Centaro del Pdl. Per quanto riguarda gli emendamenti governativi, il primo è quello sui procedimenti già in corso. Il secondo, invece, sostituisce la dizione «evidenti indizi di colpevolezza» con «gravi indizi di reato» quale requisito indispensabile affinché il magistrato competente possa autorizzare l’attività d’intercettazione.Nelle intenzioni dell’esecutivo doveva essere un segnale di distensione e di apertura verso le ragioni delle opposizioni. Ma soltanto l’Udc sembra averlo interpretato in questo modo. Felice Casson (Pd) vede qualche «passo avanti», ma giudica il testo «completamente sballato, da ritirare». Del tutto negativo il parere dell’Idv: «Oggi l’unica apertura del governo è stata quella alla criminalità organizzata», ha tagliato corto Antonio Di Pietro.Detto del giro di vite sulle violazioni, le modifiche suggerite dal relatore Centaro prevedono l’introduzione di maggiori tutele per i parlamentari coinvolti nelle intercettazioni, anche quelle casuali: se infatti gli inquirenti s’imbattono nel dialogo di un privato cittadino con un membro della Camera o del Senato, devono comunque chiedere l’autorizzazione a procedere alla competente giunta di Montecitorio o di Palazzo Madama.L’autorizzazione è richiesta anche per l’acquisizione di tabulati. E i verbali riguardanti quelle conversazioni saranno inseriti in un fascicolo giudiziario separato e conservato in un’apposita sezione dell’archivio riservato, in modo da impedirne la diffusione. L’esistenza delle intercettazioni, infine, sarà comunicata in via riservata al parlamentare interessato a conclusione delle indagini preliminari.