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Milano. Inter-Sheriff Tiraspol, quando l'amicizia vale più di... tre gol

Davide Re mercoledì 20 ottobre 2021

Inter (in nero) contro Sheriff. Qui in giallo Bruno

Fra gli spezzoni del cortometraggio che raccontano la partita di Champions League andata in scena martedì sera a Milano tra l’Inter e lo Sheriff Tiraspol (per la cronaca, è finita 3 a 1), squadra moldava rivelazione della competizione europea, ce n’è uno che merita una piccola menzione, anche per il suo contenuto positivo e l’idea che forse un nuovo inizio nel mondo del calcio è ancora possibile.

Il match si è appena concluso e i calciatori dell’Inter stanno andando sotto la Curva Nord, dove di solito si posiziona la parte più calda della tifoseria nerazzurra, per raccogliere l’applauso del pubblico per la vittoria per 3 a 1 contro gli “sceriffi” moldavi. Curva tra l’altro protagonista a inizio partita per una protesta contro l’autorità giudiziaria per dei provvedimenti presi verso alcuni suoi appartenenti - divieto di ingresso allo stadio - per l’ultima trasferta dei neroazzurri a Firenze.

Ma d’altra parte del campo succede un fatto, che di questi tempi nel mondo del calcio appunto – preso com’è a dibattere tra ordine pubblico e problemi finanziari dei club - non è affatto scontato. Tre giocatori dello Sheriff, capitanati dal numero 77, il brasiliano Bruno Felipe Souza da Silvia in arte Bruno, con passo felpato vanno verso la tribuna “arancio”, che a parte la cartellonistica pubblicitaria facilmente scavalcabile, non presenta particolari barriere tra il campo e le postazioni a sedere e le aree di deflusso del pubblico. Bruno inizia ad indicare qualcuno, anzi qualcuna seduta sulle poltroncine a vedere la partita.

È quasi sicuramente una sua amica venuta allo stadio per salutarlo, il tutto in una specie di appuntamento post match. I tifosi nerazzurri e il personale in servizio si accorgono della situazione, appunto per i gesti che Bruno rivolge al pubblico anche se all’inizio non si capisce che cosa lui e i suoi compagni vogliano davvero. Così la situazione al posto di degenerare come spesso accade negli stadi con tensioni assurde tra pubblico e calciatori avversari, si risolve in modo divertente, con un remake della mitologica scena della metrò del film Mr. Crocodile Dundee, in cui i due protagonisti della storia – innamorati - si mettono in contatto sfruttando il passaparola tra le persone “imprigionate” nella fiumana di gente in attesa dei treni e che li sta separando.

Alla fine Bruno trova la sua amica e le va incontro, con i tifosi che gli cedono spazio per passare, la bacia e le dona la sua maglia.

Ma anche gli altri giocatori dello Sheriff ormai sono in mezzo ai supporter nerozzurri, ritrovandosi come Bruno sommersi dagli applausi, di sinceri arrivederci, di abbracci e sciarpe interiste. Insomma una specie di terzo tempo, come si usa nel rugby, inatteso e singolare di buon auspicio, per un calcio che deve cambiare, magari guidato da un nuovo patto tra giocatori e tifosi, lontano dalle tensioni extrasportive di questi ultimi tempi.