Attualità

Le proteste. Insulti e cortei, il rinvio del governo non frena le piazze

Vincenzo R. Spagnolo venerdì 26 gennaio 2024

Scritte antisemite sul murales di Alexandro Palombo sui Simpson deportati, vicino al Binario 21 a Milano: sono comparsi insulti a Israele e la scritta “W Hitler”

È un sabato di tensione, quello che l’Italia si appresta a vivere, in concomitanza con le celebrazioni per la Giornata della Memoria. Alle decisioni di far rinviare i cortei pro Palestina, assunte dalle questure di una dozzina di città, diversi organizzatori in serata hanno risposto picche. Per cui alcune iniziative potrebbero comunque avere luogo, forse in forma statica come sit-in, col rischio di momenti di frizione per l’ordine pubblico. Nel frattempo, continuano ad essere segnalati inquietanti atti di vandalismo accomunati da una matrice antiebraica.

Da ottobre 135 azioni antisemite. Dal 7 ottobre, inizio del conflitto fra Hamas e Israele, si è registrato in diversi Stati un netto incremento di episodi di antisemitismo. In Italia, secondo il Viminale, fino al 31 dicembre se ne sono contati 135 (scritte sui muri, striscioni anti-Israele, cori durante cortei , danneggiamenti, imbrattamenti, insulti) con 42 persone denunciate. Anche l’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea ha registrato 73 segnalazioni a ottobre, 72 a novembre, 67 a dicembre. A Napoli, denuncia il rabbino Cesare Moscati, «portare simboli ebraici, come la kippah e la stella di David, è diventato un pericolo. Alcuni ebrei della nostra comunità sono stati minacciati verbalmente». E ieri a Milano, nei pressi del memoriale Binario 21, sono comparse le scritte «W Hitler» e «F..k Israele» accanto a un murale dei «Simpson» come deportati. Mentre a Roma è stato fermato dalla polizia per un controllo Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, con una tanica da 5 litri di sangue animale: era diretto a un sit-in davanti alla Farnesina, dove gli agenti avrebbero bloccato un tentativo di imbrattare la bandiera israeliana.

Il governo e la linea del rinvio. La premier Giorgia Meloni ammette: « È una questione che ci preoccupa abbastanza in questo momento, al di là del merito delle manifestazioni, perché in Italia rispettiamo il diritto di manifestare». L’altro ieri, con una circolare del Dipartimento di pubblica sicurezza, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fornito ai questori la bussola da seguire, invitandoli a considerare l’opzione di spostare a un altro giorno le manifestazioni previste per oggi, «garantendo la libertà di manifestazione che va contemperata col valore attribuito alla Giornata della memoria», tenuto conto del rischio che si inneschino tensioni. Di conseguenza, nelle città dove erano previste manifestazioni (almeno una dozzina: Roma, Milano, Torino, Firenze, Trento, Cagliari, Napoli, Bari e altre), ieri si sono susseguiti gli “inviti” perentori dei questori a rinviarle. A Milano si è fatto sentire pure il sindaco Beppe Sala: «Il prefetto mi ha detto che sono allineati col ministro Piantedosi e quindi - salvo novità dell'ultimo momento - le manifestazioni pro Palestina saranno vietate». Alle 13, Piantedosi ha confermato: «A Milano hanno deciso, ora decidiamo su Roma. Sono fiducioso». Poco dopo la questura capitolina ha comunicato che il corteo romano dovrà essere spostato ad altra data, seguita in serata da altre questure. Una linea apprezzata dal mondo ebraico, che da giorni chiedeva l’annullamento dei cortei: «Manifestare è sacrosanto» ma « si può fare il giorno dopo», ha commentato Ilan Boni, vicepresidente della Comunità ebraica milanese.

La rabbia dei manifestanti: andremo in piazza. A Milano, il corteo è stato spostato a domenica. In altre città invece si registrano resistenze. «È grave che la comunità ebraica incida su una decisione presa dall’autorità competente - ha protestato Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi - . È una decisione che aumenta la rabbia. Non possiamo garantire che non ci siano persone che scendano in piazza». I Giovani Palestinesi hanno confermato la presenza a Milano, Roma, Napoli e Cagliari: «Scendiamo in piazza contro i divieti perché abbiamo memoria. La repressione non ci fermerà. Rispetto a quello che sta pagando il nostro popolo per la propria libertà, questo piccolo atto di disobbedienza civile è un rischio trascurabile». Annunci che hanno convinto prefetture e questure a rafforzare i dispositivi per garantire l’ordine pubblico, nella speranza di poter prevenire o contenere eventuali tensioni.