Attualità

LA SFIDA DELLA RICERCA. Infezioni, la minaccia non si ferma

Lucia Bellaspiga sabato 26 ottobre 2013
Oltre il 50% delle persone affette dal virus Hiv non sa di esserlo. Quanto alla tubercolosi, aumenta­no le forme resistenti ai farmaci, dunque incu­rabili. Infine, a dieci anni dalla pandemia di Sars, va diffondendosi una nuova minaccia dal Medio Oriente, che in pochi mesi ha già colpito 139 persone in vari Pae­si. Ma la ricerca avanza e su altri fronti fa passi da gi­gante, con farmaci che aprono nuovi orizzonti di spe­ranza...
A fare il punto sulle malattie infettive sono quasi mille infettivologi provenienti dall’Italia e dal mondo per il XII Congresso nazionale della Simit (Società italiana di Malattie infettive e tropicali), che da domani, per quat­tro giorni, si ritrovano a Milano. Lo spunto è la cele­brazione del decennale della morte di Carlo Urbani, il medico italiano che nel 2003, ad Hanoi, isolò il virus del­la Sars, intuì immediatamente che si trattava di qual­cosa di nuovo e sconosciuto, allertò la comunità scientifica internazionale e organizzò le strategie per ferma­re il contagio, che in pochi giorni si era diffuso in 26 Paesi del mondo.
Era il 28 febbraio del 2003 quando, per la prima volta, lo chiamarono nell’ospedale di Hanoi per far fronte al misterioso virus che nel frattempo aveva infettato me­dici e infermieri e gettato nel panico l’Oriente; era il 29 marzo quando Carlo Urbani, a 47 anni, moriva, unica vittima italiana della Sars, dopo aver vinto la sua bat­taglia per la salvezza dell’umanità. «Non sapremo mai quanti milioni di persone ha salvato dando la sua vita – testimoniò dieci anni fa il segretario delle Nazioni U­nite, Kofi Annan –. Il mondo lo ricorderà come un eroe nel senso più vero del termine». «Ha interpretato la pro­fessione medica come servizio – disse Papa Wojtyla – ed è vissuto, e morto, animato da spirito missionario, avendo speso l’intera vita per lenire il dolore dei fratel­li». «Incoraggio a fare tesoro del suo esempio», com­menta Papa Francesco nel decennale della sua morte, sottolineando «tutto il bene che il compianto medico ha compiuto al servizio dei malati, specialmente più poveri e svantaggiati».
Domani, alle 19.15, nell’Aula magna dell’Università Sta­tale, il ricordo di Carlo Urbani in parole, musica e im­magini sarà affidato alle grandi voci di Antonella Rug­giero e Ugo Pagliai, mentre la giovane moglie, i tre figli, gli amici e i pazienti del medico racconteranno episo­di della sua vita (aperto al pubblico fino a esaurimen­to posti). Di altri due anniversari si occuperà poi il congresso del­la Simit: i 30 anni dalla scoperta dell’Aids e i 70 dall’i­solamento della streptomicina, l’antibiotico che per primo fu usato nella cura della tubercolosi.