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Immigrazione. L'"Orchestra dei braccianti", quando la musica è modello di integrazione

Luca Liverani lunedì 18 marzo 2019

Un cantante nigeriano, un percussionista indiano, un chitarrista pugliese, un percussionista tunisino, un sassofonista lucano, un trombettista statunitense, un cantastorie francese... Uomini e culture diverse. Ma la magia della musica li trasforma in una vera orchestra di 18 elementi, capace di passare dalle canzoni del mezzogiorno alla musica africana, dai ritmi giamaicani al rap metropolitano. Miracoli di cui è capace l'Orchestra dei braccianti, progetto nato dalla scintilla scoccata tra alcuni musicisti in viaggio al Sud tra i ghetti dei "nuovi schiavi" e il progetto di Terra! onlus che si occupa di ambiente, agricoltura e lotta al caporalato. Un laboratorio di integrazione, un modello di riscatto, una denuncia in musica della piaga che affligge tante campagne meridionali. E l'Orchestra dei braccianti ha portato tutta la sua carica di energia nei paludati palazzi della politica, con un concerto trascinante nella sala polifuzionale della Presidenza del Consiglio, nell'ambito delle iniziative per la XV Settimana d'azione contro il razzismo, che ha come tema «Diversi perché unici», da oggi e fino al 24 marzo, promosse dall'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali guidato da Luigi Manconi.

Un concerto che ha chiuso la prima giornata, quella delle testimonianze delle discriminazioni antiche delle persecuzioni nazifasciste. Roberto Piperno, che a 5 anni, sfuggito alla razzìa del ghetto di Roma, ha vissuto coi familiari sette mesi nascosto a Roma nel convento delle suore betlemite. Poi negli anni '80 primo organizzatore dei viaggi della Memoria ad Auschwitz. O la testimonianza della famiglia di Gennaro e Santino Spinelli, che hanno raccontato del porrajmos, il "grande divoramento" che ha massacrato mezzo milione di rom e sinti nei lager, frutto di discriminazioni non ancora superate.

Razzismi diversi sopravvivono ancora oggi, denuncia in musica l'Orchestra dei braccianti. Che nella scaletta del concerto ha mostrato l'esempio della musica, capace di fondere culture che si fecondano e producono armonia. Così scorrono la canzone napoletana Cicirinella, riarrangiata dal polistrumentista tunisino Marzouk Mejri, che nel suo paese promuove tra i contadini di Tebourba la coltivazione di antichi cereali biologici. O una ballata d'amore del Punjab, scritta da Poppi Alaudipuria, magaziniere indiano in un'impresa agricola in Puglia, dopo anni di lavoro a ore. Poi Kingston, pezzo jamaicano del cantautore franco-italiano Sandro Joyeux, che dopo anni a studiare musica etnica in Africa, è accolto come una star ogni volta che suona nelle baraccopoli o nei Cara d'Italia. O una ballata pugliese come U' suprastante, antica storia di caporali, riscoperta e suonata dall'etnomusicologo pugliese Salvatore Villani. E il rap di Adams, bracciante dal Gambia che vive nel ghetto di Borgo Mezzanone. O Il soul di Joshua Ojomon, nigeriano albino, ulteriormente discriminato nell'inferno libico perché "bianco", finito a raccogliere uva e meloni. A tirare tutte queste fila il coordinatore artistico dell'Orchestra, Alessandro Nosenzo, cantautore pescarese, che incontrando Joyeux ha avuto l'idea di questo originalissimo ensemble.

«Questa orchestra nasce dal grande bisogno di testimoniare anche il presente - spiega il direttore di Terra! Fabio Ciconte - e cioè quello che accade tutti i giorni sui nostri territori, attraverso lo sfruttamento brutale del caporalato. È inconcepibile che nel 2019 ci siano persone schiavizzate nei ghetti di Rignano, Borgo Mezzanone, San Ferdinando, per raccogliere i prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Questa orchestra è servita anche a ridare dignità a persone cui era stata negata, e riesce a comunicare dove non arrivano discorsi e lezioni: a Cerignola abbiamo suonato per i ragazzi delle scuole, che dopo il concerto facevano a gara per farsi i selfie coi braccianti-musicisti».

La settimana dell'Unar prosegue alla Città dell'Altra economia a Testaccio, largo Dino Frisullo. Mercoledì mattina con tre laboratori riservati alle scuole e, nel pomeriggio, con tra incontri aperti al pubblico che vedranno gli interventi di Jonis Bascir (attore), Mohamed Hossameldin (regista), di Giovanni Maria Bellu, Ilaria Roberta Sesana e Sabìka Shah Povia (giornalisti), Gabriella Ghermandi (scrittrice italo-etiope), Gabriella Kuruvilla (scrittrice italo-indiana), Soumalia Diawara (poeta e attivista maliana). Giovedì, dopo un laboratorio di rap per le scuole animato dal musicista italo-brasiliano Daniele Vitrone, in arte Diamante, due tavole rotonde pomeridiane su percorsi di integrazione e storie di emigrazione italiana. Per informazioni: http://www.unar.it/eventi/settimana-dazione-razzismo/settimana-dazione-contro-il-razzismo-edizione-2019/