Attualità

POLITICA. Immigrati, la «tassa» diventa un contributo

da Roma Danilo Paolini mercoledì 14 gennaio 2009
La tassa sul permesso di soggiorno per gli im­migrati si trasforma in «contributo». Il presi­dente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva ri­badito ieri di essere «contrario» a una forma di tas­sazione, commentando la decisione (scaturita da u­na riunione dei ministri dell’Interno e della Giusti­zia con i gruppi di maggioranza al Senato) di la­sciare nel disegno di legge sulla sicurezza, di cui og­gi comincia l’esame in aula per arrivare al voto fi­nale il 3 febbraio, l’emendamento leghista. «Quan­do mi è stato presentato quell’emendamento, ho su­bito detto che ero contrario – aveva spiegato il pre­mier – ne ho parlato ieri (lunedì, ndr) con Bossi e lui non ha fatto obiezioni particolari». Ma in sera­ta quello che il Viminale ha definito «un cordiale colloquio telefonico» tra il capo del governo e il mi­nistro dell’Interno Roberto Maroni ha chiarito la vi­cenda: il contributo sarà simile a quello già previ­sto nella maggior parte dei Paesi dell’Ue e potrà va­riare tra i 10 e i 400 euro, ma non si configurerà co­me la «tassa di soggiorno» che la Lega aveva cerca­to d’inserire nel decreto legge anti-crisi. Insomma, la contrarietà del premier avrebbe riguardato que­sto secondo emendamento, poi eliminato. Il Carroccio non ha invece ritirato la sua proposta dal ddl sicurezza, però l’ha modificata: la somma di 200 euro prevista in origine per il rilascio del per­messo di soggiorno (e di 50 per il rinnovo) sarà so­stituita con «un contributo da definire con decreto del ministero dell’Interno e di quello dell’Econo­mia ». Altra concessione della Lega, la revoca del­l’emendamento che avrebbe obbligato gli extraco­munitari irregolari a pagare l’assistenza medica di base e l’obbligo per i medici di denunciarli. Resterà, invece, il reato di «immigrazione clandestina», pu­nito con un’ammenda e con l’eventuale sanzione accessoria dell’espulsione dall’Italia decisa dal giu­dice di pace. I blocco degli ingressi, chiesto anche questo dalla Lega, è stato infine derubricato da e- mendamento a ordine del giorno. Il ministro leghista Maroni non vede discrepanze tra le forze politiche che sostengono il governo: la 'tas­sa' sull’immigrazione – ha detto – «è assolutamen­te condivisa da tutta la maggioranza». Resta da ve­dere che cosa accadrà, effettivamente, a Palazzo Madama. Nel frattempo, ha sottolineato Maroni, la crisi economica ha determinato un calo delle ri­chieste di ingresso in Italia per lavoro da parte di ex­tracomunitari. «A fronte dei 150mila ingressi pre­visti dal decreto flussi – ha spiegato il titolare del Vi­minale – sono arrivate 127mila domande, 13mila in meno del tetto stabilito, che per qualcuno era trop­po severo». Gli sbarchi illegali, al contrario, sono aumentati e il ministro ritiene sempre «fondamen­tale» l’attuazione degli accordi sottoscritti l’estate scorsa con la Libia. In ogni caso, ha annunciato, i nuovi Centri di identificazione ed espulsione sor­geranno vicini ad aeroporti per consentire un più rapido rimpatrio degli espulsi. Ma la questione del contributo sul permesso di sog­giorno fa insorgere le opposizioni, che in più sot­tolineano la diversità tra le parole di Berlusconi e quelle di Maroni. Da Anna Finocchiaro (Pd) a Savi­no Pezzotta (Udc), a Leoluca Orlando (Idv), tutti hanno battuto su questo tasto. Anche il ministro dell’Interno ombra del Pd Marco Minniti, al quale ha replicato il capogruppo del Pdl al Senato Mau­rizio Gasparri: «Sul pagamento di una cifra per il permesso di soggiorno il centrodestra è sempre sta­to favorevole perché, come per una serie di prati­che amministrative i cittadini sono tenuti al paga­mento, è plausibile che anche lo straniero paghi u­na modica cifra». Immigrati in fila per il permesso di soggiorno