Attualità

Taranto. Ilva, nessun passo in avanti. «Più impegni sull'ambiente»

Maurizio Carucci martedì 10 luglio 2018

Due tavoli separati sull’Ilva di Taranto. Il ministro Luigi Di Maio ha ricevuto al Mise prima i sindacati e poi l’azienda. Ma la vertenza sul polo siderurgico pugliese continua a tenere con il fiato sospeso migliaia di lavoratori. Il governo si aspetta da Arcelor Mittal proposte «fortemente migliorative » sul piano ambientale e occupazionale. Lo ha chiarito Di Maio incontrando i giornalisti: «Da un primo colloquio sul piano ambientale ci sono novità non entusiasmanti. Sul piano occupazionale è tutto da vedere. Ho dato mandato immediato ai commissari di confrontarsi tecnicamente sulle proposte migliorative che ci ha fatto Arcelor Mittal». Ilva conta attualmente circa 14mila dipendenti. La cordata guidata da Arcelor Mittal, che investirà 2,3 miliardi di euro, vorrebbe assumerne 10mila da ridurre a 8.500 nel 2023. Altre 2.500 persone resterebbero in carico all’amministrazione straordinaria per lavori di bonifica ambientale dell’area. I sindacati invece vorrebbero che Arcelor Mittal desse garanzie a tutti i dipendenti. Il governo non ha mai chiarito cosa intende fare con l’Ilva. Ufficialmente non parla di chiusura dell’azienda, ma di una sua riconversione, senza però fornire dettagli. «Confermo la linea che ho dato un po’ di tempo fa dicendo che tutto quello che si porterà avanti su questo dossier lo faremo con responsabilità e se serve in continuità. Però attualmente il dialogo che stiamo portando avanti si basa sulla realizzazione di un piano ambientale. Sul piano occupazionale si richiedono passi in avanti », ha spiegato Di Maio.

«È inaccettabile – sottolinea il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli – che dopo 40 giorni ancora non ci sono risposte chiare su l’Ilva. È una vertenza che si strascina da sei anni, il tempo che passa rappresenta un pericolo per i lavoratori e non porta nessuna soluzione per ambiente e salute». Una bacchettata arriva anche dall’ex ministro Carlo Calenda: «Su Ilva dopo 40 giorni di studio 'matto e disperatissimo' nulla di fatto. Frasi generiche e nessuna decisione del governo. sindacati, Cisl a parte, e Regione sono diventati tutto a un tratto più 'zen' di un monaco buddista. Le emergenze ambientali e lavorative sono svanite».

Per Maurizio Landini, segretario nazionale Cgil, e Francesca Re David, segretaria generale Fiom, per riavviare i negoziati «sono imprescindibili l’assenza di licenziamenti e garanzie per i lavoratori diretti e dell’indotto; la certezza, la trasparenza e la riduzione dei tempi degli investimenti per le migliori tecnologie produttive; l’avvio di un reale processo di bonifica aziendale e del territorio di Taranto; il rispetto dei contenuti dell’accordo di programma di Genova. Inoltre, abbiamo ribadito, come elemento di garanzia e di controllo pubblico, l’ingresso nell’assetto societario di quote significative di Cassa Depositi e Prestiti».

«Ci aspettiamo che tutto accada al più presto per raggiungere un’intesa con Arcelor Mittal entro luglio – conclude Rocco Palombella, leader della Uilm – . Tutti i lavoratori degli impianti e le comunità si aspettano risposte chiare e concrete nel brevissimo periodo. Non c’è più tempo».