Attualità

LAVORO E SALUTE. Ilva, Clini: «A rischio il sistema produttivo»

martedì 14 agosto 2012
"È evidente la divergenza tra il programma avviato dal governo e le amministrazioni locali, con il coinvolgimento dell'azienda, dalla decisione del gip". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, parlando in audizione in commissione alla Camera, sulla vicenda dell'Ilva di Taranto, riferendosi all'ultima decisione assunta dal gip. "Ci incontreremo con il 17 agosto con le autorità locali, le imprese e la Regione Puglia e mi auguro anche con la Procura mentre il 20 agosto a Roma ci sarà la riunione della commissione istruttoria per concordare il calendario dei lavori da qui alla fine del mese di settembre", ha continuato Clini.Con l'incertezza sui ruoli generata dall'azione della procura "è a rischio l'intero sistema industriale italiano - ha affermato il ministro -. La finalità dell'azione del governo verso la magistratura, con il possibile ricorso alla Consulta che stiamo valutando, è stabilire i ruoli rispettivi, non di aprire un conflitto".I LAVORATORI BLOCCANO L'APPIAÈ iniziato poco fa lo sciopero (con assemblea) di due ore, proclamato con le stesse modalità di ieri dalle segreterie provinciali di Fim-Cisl e Uilm-Uil di Taranto per protestare contro il pericolo di chiusura dello stabilimento siderurgico Ilva. Ad astenersi dal lavoro dalle 10 alle 12 sono i lavoratori dei reparti Ril (Riparazioni industriali), Grf (Gestione rottami ferrosi), Pzl (Pulizie industriali) ed Ene (Energia). I lavoratori sono già scesi sulla vicina statale 7 Appia proprio nei pressi della Direzione dell'Ilva bloccando la strada. Altre due ore di sciopero sono state proclamate per giovedì."La rabbia è tanta - aveva scritto in una nota la Fim Cisl - alla luce dell'azione poco chiara intrapresa dalla magistratura jonica. Nessuno intende criticare l'operato del Tribunale, ma senza dubbio il lavoro fin qui prodotto assume il sapore della beffa. Tutti vogliamo concorrere alla salvaguardia dell'ambiente e della salute, senza però gravare solo ed esclusivamente sulle famiglie di quanti campano del solo stipendio che l'Ilva, ancora oggi, riesce a garantire".DEPOSITATI I RICORSI CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL GIPVengono depositati stamani dai legali dell'Ilva presso il Tribunale del Riesame i due ricorsi contro i provvedimenti assunti dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, venerdì e sabato scorsi. Con il primo provvedimento il gip aveva sottolineato che all'azienda non è concessa la facoltà d'uso degli impianti sequestrati per fini produttivi rivedendo le funzioni e le attribuzioni assegnate ai custodi giudiziali  ponendo sul presidente dell'Ilva Bruno Ferrante la competenza di occuparsi solo delle aree non sequestrate e di gestire l'applicazione delle misure che vengono dall'Autorizzazione integrata ambientale per queste aree.Con il secondo provvedimento, emesso sabato, il gip aveva revocato la nomina  di custode giudiziale a Ferrante reinserendo al suo posto il presidente dell'Ordine dei commercialisti di Taranto Mario Tagarelli. La motivazione della revoca di Ferrante è nell'annuncio da parte dell'azienda del ricorso contro l'ordinanza del gip di venerdì. Intanto anche stamane i custodi giudiziali nominati dal magistrato sono all'Ilva per approfondire la conoscenza degli impianti e del ciclo produttivo. A pronunciarsi sugli ultimi due ricorsi sarà la sezione feriale del Riesame si suppone entro i prossimi dieci giorni. Per quanto riguarda invece i ricorsi in Cassazione avversi agli arresti domiciliari di Emilio e Nicola Riva e dell'ex-direttore dello stabilimento siderurgico Luigi Capogrosso si attende il deposito delle motivazioni della decisione del Riesame del 7 agosto scorso.CLINI: ESCLUSO IL DECRETO D'URGENZA"Per il momento vorremmo evitare" un decreto legge d'urgenza per l'Ilva: significherebbe sovrapporre "procedure a procedure", invece dobbiamo "semplificare". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ai microfoni di Radio Anch'io, precisando che il Governo "sta lavorando su diverse ipotesi". Il ricorsoalla Consulta potrebbe essere una di queste ma, ha specificato, "non siamo impegnati in un conflitto con la magistratura", anzi, "potremmo lavorare insieme".  Per questo Clini spera d'incontrare, in occasione della missione governativa del 17 agosto, "almeno il procuratore capo" perché "se riusciamo a trovare il punto di equilibrio abbiamo risolto i problemi".GLI IMPIANTI NON SI FERMANOA Taranto gli impianti siderurgici non si fermano. Almeno per ora. Figurarsi le polemiche, che seguono alla revoca da parte del gip ionico, Patrizia Todisco, della nomina di Bruno Ferrante (presidente dell’Ilva) dall’incarico di curatore dello stabilimento, con annessa conferma del punto sulla chiusura dello stesso.Il ministro della Giustizia Paola Severino annuncia di aver dato disposizione ai suoi uffici di acquisire i due provvedimenti. Ma a far discutere è soprattutto l’annuncio del governo di un possibile ricorso alla Consulta, per contestare decisioni della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti. Lo fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, secondo il quale «la tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire, però alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate al fine legittimo che vogliono perseguire». L’ipotesi sarebbe quella di sollevare il conflitto di attribuzione per "menomazione" della politica industriale del governo. Non è in questione uno scontro con le toghe, precisa Catricalà, ma un singolo atto di queste.Che non vadano confusi i piani lo dice senza mezzi termini il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per il quale «è in corso la terapia per salvare Taranto malata d’ambiente. L’eutanasia non può essere una cura», scrive sul suo profilo Twitter.In attesa del suo arrivo a Taranto il 17, inviato da Mario Monti con i colleghi Severino e Corrado Passera (il ministro dello Sviluppo economico ribadisce: «Bisogna evitare la chiusura»), Clini - che oggi riferirà alla Camera - ha un duro botta e risposta con l’Anm. L’associazione magistrati, infatti, in due distinti comunicati, dapprima difende l’operato delle toghe («doveroso intervenire») e ammonisce a rifuggire da «logiche di scontro, che rischiano di alimentare tensioni e non giovano all’individuazione di una giusta soluzione, nell’interesse dei cittadini». Poi, ricorda che «la critica dei provvedimenti giudiziari è pienamente legittima e costituisce anche uno stimolo all’operato della magistratura purché essa sia corretta e obiettiva, senza mai trascendere in giudizi che attengono alla sfera personale e privata». E qui ce l’ha con alcuni commenti sui giornali.«Non stiamo parlando di un’officina ma di un ciclo che per essere spento e messo in sicurezza richiede tra 6 e 8 mesi» obietta il ministro dell’Ambiente, secondo il quale «la valutazione dell’Anm è molto parziale perché gli interventi a Taranto sono in corso da tre anni. A marzo abbiamo riaperto la procedura per altre misure precauzionali, l’amministrazione è attiva e sta lavorando», assicura. Più tardi il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, cerca di smorzare i toni. «Non siamo assolutamente in conflitto con il governo. Vediamo se verrà depositato il ricorso. In questo caso specifico credo sia meglio trovare soluzioni diverse perché il ricorso rischia di allungare i tempi».La politica dal canto suo si divide. Il Pdl plaude all’ipotesi di ricorso. Il Pd tiene duro sulla salvaguardia del polo industriale. Severo Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc: «Affidare scelte di politica industriale del Paese ai magistrati significa andare nel baratro». L’opposizione, invece, attacca a testa bassa. L’obiettivo del governo, comunque, è chiudere positivamente una vicenda che potrebbe portare al blocco di uno dei più importanti poli siderurgici d’Europa a vantaggio di Paesi come la Cina e la Germania, pronti a rilevare le commesse cui l’Ilva non potrebbe più far fronte.Anche i sindacati scendono sul piede di guerra e gli operai bloccano la strada statale Taranto-Brindisi. Fim e Uilm proclamano lo sciopero. Più cauta la Cgil. «In questo momento uno scontro tra poteri non serve a nessuno», sottolinea la segretaria confederale Elena Lattuada. Gianni Santamaria