Attualità

INTEGRAZIONE ALLA PROVA. Il vescovo romeno Robu: «Tanto male ci mortifica»

Luca Liverani martedì 24 febbraio 2009
La Chiesa romena esprime «sdegno e mortificazione» per i crimini com­piuti da suoi concittadini. Sentimen­ti, sottolinea il presidente dei vescovi mon­signor Robu, che animano tutti i romeni o­nesti in Italia. Parole apprezzate dal mini­stro degli Esteri Franco Frattini, che ieri ha incontrato il suo omologo di Bucarest, Cri­stian Diaconescu, per un difficile dialogo sulla sicurezza. Incontro che è servito alla Farnesina a ribadire l’accoglienza dell’Ita­lia per gli immigrati onesti, ma il rigore per i delinquenti, che dovrebbero scontare la pena a casa loro. L’arcivescovo di Bucarest Ioan Robu, presi­dente della Conferenza episcopale romena, in una lettera al presidente della Cei Ange­lo Bagnasco condanna dunque «tutti i cri­mini e altri generi di infrazioni perpetrati in Italia» da alcuni connazionali. «Tutto il ma­le fatto da loro – scrive il presule – ci mor­tifica e ci riempie di sdegno». «Sono con­vinto – sottolinea l’arcivescovo Robu – che questi sono i sentimenti di tutti i romeni, anche di quelli che lavorano in Italia ri­spettando se stessi e i loro fratelli italiani». Il presidente dei vescovi romeni ringrazia quindi la Chiesa italiana per «la buona e fra­terna accoglienza» che ha «sempre dimo­strato alle comunità romene, mettendo a disposizione chiese e spazi per un’adegua­ta pastorale», così come per le ripetute pre­se di posizione «a favore degli immigrati nello spirito di solidarietà e carità fraterna». Una presa di posizione che Franco Frattini sottolinea in modo particolarmente posi­tivo, apprezzando la sensibilità della Chie­sa romena che dimostra di avere centrato il problema. Il suo «grazie» il titolare della Farnesina lo esprime pubblicamente, alla conferenza stampa in serata che segue l’in­contro col suo collega romeno Cristian Dia­conescu. Dopo giorni di puntualizzazioni al di qua e al di là dei Balcani, è il giorno in cui si cerca il chiarimento. Ma il dialogo re­sta difficile. Frattini chiede di rivedere gli accordi tra i due Paesi. Servono più poli­ziotti romeni per collaborare con l’Italia nel­la repressione del crimine, dice, visti gli ot­timi risultati ad esempio sullo stupro alla Caffarella. Ma non solo. I romeni condan­nati in Italia, aggiunge, dovrebbero sconta­re la loro pena nelle patrie galere. E le au­torità romene dovrebbero segnalare all’­I­L talia i soggetti poco raccomandabili che si affacciano alle nostre frontiere. Due punti, questi ultimi, sui quali Bucarest non sem­bra disponibile. Diaconescu prima di tutto esprime preoc­cupazione per la xenofobia strisciante nel­l’opinione pubblica. La percezione che ha l’Italia dei romeni, dice, è distorta: i crimi­ni di poche migliaia rovinano la reputazio­ne di un milione di lavoratori onesti. Poi entra nel merito: «Il principio fondamentale della non colpevolezza fino alla condanna – sottolinea – deve valere per tutti i cittadi­ni Ue, siano essi romeni o italiani. E la libera circolazione è uno dei principi fondamen­tali dell’Unione. Tutti i cittadini Ue sono eu­ropei allo stesso modo. Non apprezzo una certa retorica che non fa parte dei valori eu­ropei ». «L’Italia – ribadisce Frattini – chiarisce una volta per tutte che noi accogliamo e conti­nueremo ad accogliere i romeni che lavo­rano rispettando la legge, ma al tempo stes­so che saremo fermissimi con chi non la ri­spetta ». Non siamo certo noi, sostiene, i più duri: «La Francia ha espulso solo nel 2008 oltre 7.000 cittadini romeni, l’Italia circa 40, quindi le rassicurazioni le debbono dare i romeni a noi, che non ci siano più criminali romeni nelle nostre strade». E l’Italia, ag­giunge, rispetta «per prima» il principio del­la presunzione di innocenza. Ma chiede al­la Romania di fare scontare nelle proprie carceri la pena inflitta ai cittadini romeni: «Si tratta – dice Frattini – di 900-1.000 ru­meni condannati in modo definitivo. È giu­sto che scontino il carcere in Romania. Sa­rebbe un gesto di buona volontà». Se l’Ita­lia dunque «accoglie bene i 990 mila ru­meni perbene che lavorano e rispettano le leggi, alla Romania chiediamo di tempera­re gli effetti di quei 10mila che creano pro­blemi ». Nei rapporti tra Roma e Bucarest d’altron­de non può non pesare l’aspetto economi­co: in Romania, ricorda Frattini, ci sono 27 mila società italiane e quasi altrettante so­no ormai quelle romene in Italia. «Consi­deriamo la Romania un partner assoluta­mente strategico: io sono stato uno dei prin­cipali avvocati della Romania nell’Unione europea». Ruolo che Diaconescu non ha difficoltà a riconoscere publicamente. Ma sul fronte della sicurezza la collaborazione piena tra i due Paesi sembra di là da veni­re. Il cardinale Bagnasco L’arcivescovo Robu