Attualità

Natura. Il ritorno del branco selvaggio

Luciano Moia mercoledì 2 aprile 2014

Abbiamo invocato per anni il ritorno della fauna selvaggia, dispersa e ferita dalla malvagità dell’uomo. Decine di manifestazioni, di convegni, di appelli per chiedere la salvaguardia del lupo della Maiella e dell’orso trentino. Ma anche della lince, del cervo, del camoscio appenninico, del daino. Tante parole ma pochi fatti. Eppure i grandi animali selvatici sono davvero riapparsi. Quasi nessun merito dell’uomo. La biodiversità è di nuovo su livelli accettabili, almeno dal punto di vista dei grandi animali, perché le nostre montagne e le nostre campagne sono sempre meno abitate. La foresta riguadagna spazio e anche in altre zone d’Europa - soprattutto all’Est - i controlli faunistici e venatori sono sempre più labili. Dalle montagne della ex Jugoslavia sono così arrivate linci, lupi e volpi insieme - purtroppo - a tanti guai sanitari. La rabbia innanzi tutto, che ha imposto al Nordest, e presto la profilassi sarà estesa anche alla Lombardia e al Piemonte, la vaccinazione obbligatoria specifica per i cani domestici. Ora c’è chi esulta, mentre più persone si chiedono come gestire questo ritorno del branco selvaggio. Avevamo davvero bisogno di tutti questi lupi? E come faremo a tenere sotto controllo il milione di cinghiali estesi da Nord a Sud su un territorio di quasi duecentomila chilometri quadrati? Guai invocare il ritorno delle doppiette, ma in molte zone della Maremma e dell’Abruzzo gli allevatori sono passati al contrattacco, disseminando il territorio di trappole velenose. Metodo sbagliatissimo, d’accordo. Eppure un sistema rispettoso del Creato va trovato al più presto per tenere sotto controllo il proliferare di tanti animali selvatici con cui non siamo più in grado di convivere.

 

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