Attualità

Intervista. Zaia: «Il premier rispetti i governatori. Noi eletti, lui no»

Angelo Picariello martedì 19 aprile 2016
Per Luca Zaia della Lega, uno dei governatori del fronte del 'Si', si tratta di una sconfitta giuridica, ma rappresenta in realtà una vittoria politica. «Renzi se ne accorgerà presto. A ottobre non ci sarà il quorum e non potrà nascondersi dietro l’invito all’astensione. Andrà a sbattere, vedrete», prevede il presidente del Veneto. Che giudizio trae da questo referendum? Sul piano giuridico viene sancito, fuori dalla storia e - direi - fuori di senno, che le uniche concessioni che resistono al tempo saranno quelle dei petrolieri. Ha fine la concessione per un porto, per un aeroporto, per le acque minerali... Renzi ha detto che era una bufala. La Consulta l’ha autorizzato, ricordo. La verità è ha preferito non confrontarsi nel merito evitando di portarlo nell’election day, e ciò costerà agli italiani 300 milioni. Ma la scarsa affluenza la considera una vittoria. Non riderei tanto se fossi in Renzi: 13 milioni di italiani di ogni colore, la stragrande maggioranza di chi ha votato - con tutti i boicottaggi - ha detto che vuole un Paese più pulito. Il popolo si è dimostrato più ambientalista del governo. Il quale dimentica, peraltro, di aver sottoscritto l’accordo di Parigi nel 2015, che giudica il combustibile fossile anacronistico. Ma al referendum costituzionale di ottobre il quorum non c’è.Premetto che sono per l’eliminazione dei quorum. Quando non c’è il quorum le macchine del 'sì' e del 'no' lavorano. E anche il Parlamento deve correre, senza rimanere mummificato come il nostro, che lavora solo sulle questioni di fiducia. La modifica del referendum prevista nella riforma è d’altronde così complicata che richiederà una legge ordinaria e una legge costituzionale per renderla operativa. Se andrà bene ne verremo a capo fra 10 anni. E per il resto? Renzi dovrà giocarsela sul serio, a ottobre, visto che non c’è il quorum e non potrà cavarsela con un invito all’astensione. Io mi impegnerò per il no. La riforma obbedisce a una visione antiquata e neo-centralista: c’è un riaccentramento forte delle competenze. Disegna uno Stato sempre più simile alla Grecia, mentre noi proponiamo un modello quanto più simile alla Germania: c’è la clausola di supremazia statale, e anche i costi standard introdotti in Costituzione sono una farsa, visto che restano fuori le Regioni a statuto speciale. Come potrò chiedere alla Sicilia che ne ha 22mila, di avere 400 forestali come il Veneto? Bocciatura su tutta la linea, quindi? Renzi disattende la visione dei padri della Costituente. Abbiamo una Costituzione profondamente federalista e lui vuole andare, invece, a un neo-centralismo.  La mozione di sfiducia che arriva in Parlamento la voterebbe?  Certo. Non va soprattutto l’atteggiamento: non puoi mancare di rispetto a 13 milioni di italiani e a governatori, a differenza sua, eletti dal popolo. Renzi è aiutato dalle divisioni del centrodestra.Non che loro siano uniti come i tre moschettieri... Il Pd esce da questo referendum con le ossa rotte. Renzi questa polemica con Emiliano se la poteva evitare. Se ne accorgerà ad ottobre, e - attenzione - c’è anche il nostro referendum consultivo, visto che la Consulta ha autorizzato, nonostante il governo l’abbia impugnato, il quesito col quale chiediamo che al Veneto siano attribuite nuove forme di autonomia. Chiediamo un atto di coraggio al governo: autorizzi l’election day, risparmiando così 14 milioni di euro. Sarebbe bello votare nello stesso giorno per la riforma centralista di Renzi e il referendum autonomista del Veneto. Una sfida nella sfida, mai accaduta prima. Ma anche alla tornata amministrativa di giugno il centrodestra non si presenta certo unito. La partita più importante per noi è Milano, dove il centrosinistra non avrà scuse, uscendo, da una gestione che non ha fatto registrare le stesse polemiche di Roma, e dove Renzi ha candidato il miglior cavallo della sua scuderia, Sala. Quella per Parisi a Milano sarà quindi la madre di tutte le battaglie. Milano sarà come un laboratorio? Milano sarà 'il' laboratorio.