Attualità

LA FINE LEGISLATURA. Il Pdl ora allunga i tempi sul voto

Eugenio Fatigante mercoledì 19 dicembre 2012
​La «fine brusca» della legislatura (fresca definizione del presidente Napolitano) si fa ancora più brusca e rovente. La situazione torna a ingarbugliarsi alle 4 del pomeriggio. È Fabrizio Cicchitto, il capo dei deputati del Pdl, a innescare la miccia: il casus belli è il decreto sulle firme per le elezioni, ma a pagarne le conseguenze è la legge di Stabilità il cui approdo in aula slitta di almeno 24 ore.La conseguenza diretta è un generale allungamento di questo scorcio finale dell’attività parlamentare, col partito di Berlusconi che chiede esplicitamente 1 o 2 settimane in più per andare al voto, che passerebbe così al 24 febbraio (se non al 3 marzo) rendendo più lunga anche la durata della campagna elettorale. Diventa così non più certo lo scioglimento delle Camere entro questa settimana. Più tardi, in tv a "Porta a porta" (e quasi in simultanea a una nota del Pdl), sarà Berlusconi stesso a rendere tutto ancor più palese: «Sì, abbiamo proposto di spostare le elezioni perché questa fretta di andare al voto è una forzatura inutile». Subito gli animi s’infiammano e il Pd attacca di rimando. Il primo a replicare a Cicchitto è il suo omologo a Montecitorio, Dario Franceschini: «È un atteggiamento dilatorio, il Pdl punta ad allungare la legislatura anche solo per qualche giorno». La reazione del Pd diventa più brusca nelle parole del segretario Pier Luigi Bersani, che attacca a muso duro la truppa del Cavaliere: «Non possono usare il Parlamento, la legge di Stabilità per i loro problemi». Per Maurizio Gasparri sono «accuse assurde».Intanto, in tutto questo bailamme, l’approdo in aula al Senato del disegno di legge sul bilancio 2013 è slittato a oggi alle 11, con il voto finale che, quindi, è rinviato a domani, nella migliore delle ipotesi verso le 13. La commissione Bilancio, che contava di chiudere la partita l’altra notte, è tornata a riunirsi nel tardo pomeriggio di ieri, dopo aver sbrogliato la matassa (fonte già di altri malumori) legata ai fondi per gli enti locali. Su questa generale "frenata" non si pronuncia il presidente della Camera, dove comunque il provvedimento dovrà tornare per la "terza lettura" e il sì finale: «Dipende da come si comporteranno i gruppi», si limita a dire Gianfranco Fini che ricorda come, in ogni caso, sia «fissata una seduta in notturna per giovedì e venerdì».Il nervosismo di entrambi i partiti di punta dell’ormai ex "strana maggioranza" che appoggiava Monti è dovuto naturalmente ai tempi di chiusura della legislatura. L’accelerazione impressa da Monti con l’annuncio delle dimissioni dopo la sostanziale sfiducia pronunciata alla Camera da Angelino Alfano non è andata giù al Pdl, che ora vuole ribaltare la "frittata". Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha fatto il possibile sulla ex Finanziaria, allargando per due volte i cordoni della borsa per venire incontro alle richieste dei sindaci. Ma il ddl di Stabilità è ormai solo un pretesto. E diventa chiaro quando, in aula, Cicchitto annuncia che il Pdl sulla Stabilità «ha intenzione di prendersi tutto il tempo necessario per esaminarla bene», aggiungendo però che anche il decreto varato lunedì sera sulle liste elettorali «non può essere esaminato a Camere sciolte», quindi serve più tempo. Il clima a Palazzo Madama resta tutto sommato costruttivo. Ma il presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, conclude: «Se mercoledì il testo non va in aula si crea un problema politico».