Attualità

VENTI DI CRISI. Il Pdl attacca: «Monti esperienza chiusa»

Roberta D’Angelo sabato 8 dicembre 2012
​La campagna elettorale irrompe nell’aula di Montecitorio, dove Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini si fronteggiano. La "strana maggioranza" di ABC è il lontano ricordo di un anno fa. I tre leader prendono la parola per le dichiarazioni di voto del decreto sui costi della politica negli enti locali. E la scelta del Pdl di astenersi diventa un assist per gli ex alleati, che reagiscono alla stessa maniera: «Sono irresponsabili».La parola risuona più volte nell’emiciclo, dove il testo del provvedimento vede comunque la luce con 268 sì, 153 astenuti (di cui 85 pdl) e un solo voto contrario, quello di Maurizio Lupi. Bersani e Casini attaccano il partito dell’ex premier, puntando il dito sul suo segretario, dal quale avevano sperato una mossa per smarcarsi da Silvio Berlusconi. E allora è proprio lì, all’ex premier, che vengono indirizzate le accuse. Tuona Bersani dall’alto della sua investitura popolare, con piglio sicuro: «Pensate o no di avere qualche responsabilità se l’Italia è la dove doveva essere sul punto più esposto della crisi?». Il leader del Pd infila domande e incalza il segretario del Pdl: «L’Imu non è la tassa di Monti è la tassa di Berlusconi e Tremonti», dice Bersani. Poi si rivolge ai «colleghi leghisti: ci parlate di recessione, ma lo sapete che dal 2007 perdiamo 20 punti di produzione industriale? In quegli anni ci si raccontava che la crisi era psicologica. Voi lo raccontavate». Quindi Bersani si infervora: «Siete stati degli irresponsabili». Poi l’affondo: «Non penserete mica che la medicina possa venire da Berlusconi, Tremonti e Calderoli, quelli che ci hanno portato fino a qui. Oggi è successo qualcosa di più profondo: qui muore la speranza che il centrodestra italiano possa fare un cambiamento e innovazione», mentre «noi ci prendiamo l’impegno a costruire una politica nuova, non demagogica». Restando «leali fino alla fine della legislatura. Leali nel sostegno al governo e alle indicazioni del capo dello Stato. Ma non siamo ingenui e non ci mettiamo sulle spalle il peso della vostra propaganda». Non sono da meno le accuse dell’Udc, pure incentrate sulla scelta giudicata «irresponsabile» del centrodestra. Secondo Casini «il Pdl ha tolto la fiducia a Monti dalla sera alla mattina solo per calcolo elettorale. O forse per motivi connessi a provvedimenti che si stanno varando...». In questo modo ha aperto «una campagna elettorale fatta di falsità e di veleni». Ma i problemi del Paese sono ancora tanti e «il governo non può diventare il parafulmine di giochi irresponsabili fatti sulla pelle degli italiani».Alfano non ci sta e sfodera le armi che ha a disposizione. «Consideriamo conclusa l’esperienza di questo governo. Questo non ha nulla a che fare con la persona di Monti, con il suo servire le Istituzioni e con la sua lealtà con le forze politiche e con noi in particolare», premette. E però ricorda che «tredici mesi fa questo governo nacque perché le cose andassero meglio», ma «tredici mesi dopo le cose vanno peggio. Non abbiamo bisogno di molte discussioni. Oggi siamo qui a dire che consideriamo conclusa questa esperienza di governo. Ieri non abbiamo votato la sfiducia perché avremmo causato l’abisso dell’esercizio provvisorio. Non vogliamo mandare le istituzioni e il Paese allo scatafascio», ma proprio per questo «non ci faremo attaccare addosso la lettera scarlatta dell’irresponsabilità». L’ex guardasigilli snocciola tutti i capitoli su cui il Pdl avrebbe sofferto in questi mesi. La riforma del lavoro: «Il Pd ha subito i diktat della Cgil, non possiamo permetterci un governo a trazione economica della Cgil». Il cambio della «politica estera dell’Italia con il voto» a favore della Palestina. Gli impegni non mantenuti sulla giustizia. «No Europa, no regole, no tasse, no comunisti? Una cosa Bersani l’ha azzeccata: no comunisti. Lo diremo».Il Pdl dunque si sfila, ma dal Pdl si sfilano dieci deputati: Francesco Biava, Giuliano Cazzola, Marcello De Angelis, Franco Frattini, Mario Landolfi, Gennaro Malgieri, Alfredo Mantovano, Carlo Nola, Barbara Saltamartini e Mario Valducci sono per Monti.