Attualità

L'Italia verso le urne. Il Pd prova ad attutire il caso liste

Matteo Marcelli giovedì 18 agosto 2022

Il segretario del Pd, Enrico Letta, con Matteo Renzi

Dopo una giornata spesa a far decantare le prime, prevedibili, reazioni alle liste del segretario, in casa Pd si prova a ricomporre le fratture causate dalle scelte di Enrico Letta, mentre prosegue lo scontro a distanza con Matteo Renzi. Un botta e risposta inaugurato dal leader dem con le critiche alla gestione precedente arrivate al termine della direzione nazionale di martedì e alimentato anche ieri dalla replica video del senatore fiorentino.

La strategia, comunque, produce qualche frutto e il partito incassa il ripensamento di alcuni tra i delusi più illustri, Alessia Morani e Tommaso Nannicini, mentre si attende ancora la decisione di Enzo Amendola, protagonista martedì di un lungo faccia a faccia proprio con il leader dem e pressato dai vertici affinché accetti di correre. Resta l’incognita sul destino di un altro big escluso, Stefano Ceccanti, al quale però – ha fatto sapere lo stesso costituzionalista – verrà formulata una proposta oggi.

La sferzata del leader di Italia viva è arrivata dopo le scaramucce della mattina sulla candidatura del professor Andrea Crisanti (vedi sotto): «Attacca solo me, poveretto, è rimasto al 2014». Letta, però, ha preferito non replicare, consapevole che una reazione c’era da aspettarsela e troppo impegnato a recuperare la fiducia dei suoi. Anche per questo il ritorno di Morani vale più di quanto si possa pensare. «Sono a disposizione della mia comunità politica», ha scritto ieri la deputata sul suo profilo Facebook, che in sostanza ha giustificato l’inversione a 'U' ricalcando quanto detto due giorni fa da Monica Cirinnà nelle medesime circostanze. La retromarcia sarebbe stata indotta dalla «marea di telefonate e messaggi di persone» che le hanno manifestato «un enorme affetto e stima nelle ultime 24 ore». «Sono francamente molto colpita da questa mobilitazione – ha proseguito – e non posso rimanere indifferente all’appello che mi viene rivolto. Tutti mi hanno detto che non posso rimanere in panchina nella partita più importante che dobbiamo giocare per il nostro Paese. Sono una che combatte».

Per quanto riguarda Nannicini, è stato il sindaco dem di Prato, Matteo Biffoni, ad annunciare la candidatura del senatore uscente nel collegio uninominale alla Camera della città: «Ci metteremo cuore e passione. Sosterremo Nannicini perché è un amico, un uomo di valore, preparato, competente e profondo conoscitore delle dinamiche economiche dei nostri territori e lavoreremo per i candidati al proporzionale». Dai territori, però, arrivano anche le note negative. In Puglia ad esempio, dove Fabiano Amati, consigliere regionale e presidente della commissione Bilancio, ha parlato di «liste invotabili» e «illegali », perché violerebbero «un serie di norme statutarie sulla parità di genere e sulla contendibilità delle cariche».

«Le varie Commissioni di garanzia dove sono? – si è poi domandato Amati –. Dove sono le organizzazioni femminili e le commissioni di parità? Hanno scelto di non disturbare il manovratore? Non era stato il segretario a dire che vogliamo un partito femminista? Chiedo l’immediata modifica delle liste cancellando la totalità di capilista uomini e invertendo il genere dei capilista in almeno due collegi proporzionali della Camera ». C’è poi la Sicilia, che registra la rinuncia alla corsa di Antonello Cracolici, deluso dalla scelta di presentare persone «non radicate» sul territorio. «Neanche Renzi – ha aggiunto il deputato regionale – che ha fatto una carneficina, con le liste per la Sicilia cinque anni fa, aveva scelto parlamentari non siciliani per rappresentare la Sicilia al Senato. La mia amarezza è secondaria rispetto alla gravità dell’errore politico fatto che, temo, peserà sull’esito del voto».