Attualità

Il muro di Calais. «Il muro di Calais? Alzato dal battage dei media»

SILVIA GUZZETTI venerdì 9 settembre 2016
Continua la caccia alle streghe – e le streghe sono in questo caso i migranti – cominciata durante la campagna per la Brexit e il muro di Calais è diventato una facile arma di propaganda in questo gioco xenofobo. Concordano il vescovo della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles responsabile per l’Europa William Kenney, il massmediologo John Downey e gli opinionisti Andrew Brown e Clifford Longley. Quella 'muraglia' è un modo per convincere l’opinione pubblica. Il muro, alto 4 metri e lungo un chilometro, che lambirà entrambi i lati della strada principale che porta al porto di Calais, è diventata la scusa dei britannici che, semplicemente, non vogliono più gli stranieri. Eppure le cifre sull’immigrazione nel Regno Unito raccontano una storia diversa. Sulle bianche scogliere di Dover, nell’ultimo anno, sono arrivati in pochissimi. Secondo le statistiche fornite dalla ong indipendente 'Full Fact' mentre la Germania, nel 2015, ha concesso stato di rifugiato politico a 148.000 persone il Regno Unito è fermo a 18.000 e quella cifra di 200.000 migranti che entrano in Gran Bretagna ogni anno, tanto sventolata durante la campagna per la Brexit, riguarda soltanto l’immigrazione dall’Ue.  «I muri non ottengono nulla se non a breve periodo e sono contrario», dice il vescovo William Kenney, portavoce sull’Europa della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. «Purtroppo la maggior parte della gente è spaventata dai migranti e i media cavalcano questa paura. È un atteggiamento incredibile se si pensa che la Gran Bretagna non ammette quasi nessuno rispetto ad altri Stati europei come l’Italia o la Germania. Eppure la gente non lo sa. Vive nella convizione che il Paese sia preso d’assalto dagli stranieri». «Tutte le notizie sul muro sono una campagna di pubbliche relazioni gonfiata per far sì che la pubblica opinione sostenga un approccio duro nei confronti dei migranti che tentano di salire sui camion in partenza da Calais», gli fa eco Clifford Longley, cattolico, ex corrispondente religioso di 'Times' e 'Daily Telegraph'. «Già un sacco di soldi, circa 12 milioni di sterline, vengono spesi per assicurarsi che i migranti non escano da Calais verso la Gran Bretagna. Sono stati costruiti muri e fili spinati. Non c’è nulla di nuovo in questa storia che dura da anni e il muro è l’ultimo 'trucco' per tenervi bloccato chi tenta di uscire». «Del muro hanno parlato tutti. I giornali di qualità e i tabloid popolari come le televisioni, prima fra tutte la Bbc», è l’analisi del massmediologo John Downey, docente all’università di Loughborough. «È 'spin', un trucco dei media per gonfiare i fatti e attirare audience. Mentre i media europei, quelli italiani e tedeschi per esempio, parlano di centinaia di migliaia di persone in arrivo da Turchia, Siria e Libia quelli britannici si concentrano su qualche migliaio di migranti fermi a Calais. Si tratta di un problema piccolissimo, a paragone di questa crisi internazionale, ma, poiché Londra è stata così poco generosa nell’accoglienza, anche questo piccolo numero diventa una tragedia».  «Ma la gente neppure capisce cos’è questo muro né cosa farà esattamente, ma ama l’idea di fortificare la Gran Bretagna contro gli stranieri», spiega Andrew Brown, opinionista leader del quotidiano di sinistra 'Guardian'. «In realtà, si tratta di una misura sensata per proteggere gli autisti dei camion in viaggio verso il Regno Unito, ma questo non è il modo in cui il muro è stato presentato dal 'Daily Mail', dal 'Daily Telegraph' e dal Daily Express', la stampa più conservatrice che è anche quella più letta».