Attualità

Una risposta alla camorra. ll Comune cancella il murale in omaggio al baby-rapinatore

Maurizio Patriciello sabato 6 febbraio 2021

La cancellazione del murale dedicato a Luigi Caiafa

Il Comune cancella l’omaggio al baby-rapinatore. «Un segnale ai clan che marchiano il territorio» Il Comune di Napoli ha rimosso il murale raffigurante Luigi Caiafa, il ragazzo di 17 anni che lo scorso ottobre – mentre con un complice stava compiendo una rapina – era stato ucciso da un poliziotto. La rimozione era stata richiesta anzitutto dal prefetto Marco Valentini. La Polizia municipale ha controllato dunque il ripristino dei luoghi allo stato precedente, in applicazione di un’ordinanza comunale di diffida emanata a fine gennaio nei confronti dei proprietari degli immobili su cui erano dipinti due graffiti: il primo inneggiante appunto a Caiafa e il secondo a Ugo Russo, un altro minore morto l’estate scorsa in circostanze analoghe. L’altarino sorto nelle vicinanze del murale dedicato al diciassettenne, il cui padre Ciro è stato a sua volta ammazzato due mesi fa in un probabile agguato di camorra, è stato smontato direttamente dalla famiglia. Quanto al graffito raffigurante Russo, se il condominio non sarà intervenuto, fra tre settimane toccherà al Comune rimuovere l’opera. «Quei murales sono abusivi e vanno rimossi », aveva annunciato l’amministrazione De Magistris emanando le due ordinanze con cui diffidava i proprietari degli immobili sui quali erano apparsi i volti dei due minori. Il murale dedicato a Russo sarà comunque «sostituito da un’altra opera non celebrativa» in luogo di quella attuale che chiede «Verità è giustizia» per il giovane. Ma la vicenda degli altarini e dei murales della Napoli criminale non è limitata ai due inneggianti ai giovanissimi rapinatori morti lo scorso anno. Secondo il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, nel capoluogo campano esistono circa 600 opere inneggianti a persone legate al mondo della crimina-lità, che si confondono fra le tante edicole votive nate secoli fa nei vicoli della città proprio col fine di scoraggiare comportamenti criminali. I carabinieri su mandato della procura stanno effettuando una ricognizione su tutto il territorio cittadino.

(Antonio Averaimo)

Sbaglierebbe di grosso chi dovesse pensare che la notizia non sia così importante. Lo è, invece, molto di più di quanto a prima vista potrebbe apparire. A Napoli, nel quartiere Forcella, è stato finalmente cancellato il murale che ritraeva Luigi Caiafa, il diciassettenne ucciso durante un tentativo di rapina nello scorso mese di ottobre. Quattro mesi dopo anche Ciro, il padre di Luigi fu barbaramente assassinato in casa sua. Non è un fenomeno isolato questa smania di innalzare altarini sui marciapiedi o dedicare gigantografie alle vittime della camorra; al contrario, possiamo affermare che è diventato un fatto di routine.

Non intendiamo scendere nei meandri del cuore umano o giudicare la pietà degli amici e dei parenti dei defunti. Il dolore per la morte di una persona cara è da rispettare sempre. Il fatto è che attraverso questi dipinti, l’appropriazione di suoli pubblici, la costruzione abusiva di cancellate o altro, la camorra marchia il territorio. Se ne impossessa. Sta dicendo: qui comandiamo noi; qui lo Stato non deve entrarci. Il messaggio – già di per sé nefasto – diventa esplosivo nel momento in cui viene assorbito dai bambini, dai ragazzini, dagli adolescenti, i quali finiscono col credere che le cose stanno veramente così. Accade allora qualcosa di molto pericoloso: nel momento in cui un orripilante manufatto abusivo, che inneggia a un delinquente viene tollerato dalle forze dell’ordine, dalle amministrazioni comunali, chi dissenta diventa automaticamente un nemico, un intruso, un corpo estraneo al quartiere, e prima o poi da quel luogo deve sloggiare. Ecco come nascono e si consolidano i ' fortini' della camorra. Ovviamente, la maggior parte della gente, per quieto vivere, fa finta di niente, tira a campare, si rassegna.

Ecco allora che in questi quar- tieri si sviluppa quella 'sottocultura' che sta alla base della microcriminalità e della manovalanza giovanile della camorra. Una 'sottocultura' che finisce col giustificare le azioni delinquenziali «perché non c’è lavoro», «perché siamo stati dimenticati dallo Stato», «perché si è fatto sempre così». E poiché dal momento della realizzazione del manufatto abusivo al giorno in cui viene demolito passano mesi, o addirittura anni, parte la domanda: Chi è stato a fare la spia? Sono quelli momenti pericolosi, in cui si va alla ricerca dell’untore. Basta, per esempio, non aver partecipato a una manifestazione in onore dell’ucciso, o aver espresso un’opinione contraria a quella del boss, per essere additato come nemico.

È stato detto infinite volte che per estirpare la camorra non bastano la magistratura e le forze dell’ordine, ma occorre iniziare dalle radici, seminare cultura a piene mani, aiutare i ragazzi ad allargare lo sguardo, a non rimanare avvinghiati al quartiere. Per farlo la parte sana della società deve avere il coraggio di schierarsi apertamente dalla parte dello Stato e fargli da supporto. A sua volta, lo Stato non deve apparire titubante quando si tratta di ripristinare la legge laddove è stata calpestata. Il nostro plauso quindi per la cancellazione del murales dedicato a Luigi Caifa. Una domanda però si impone: perché tanti orribili manufatti abusivi non vengono bloccati sul nascere? Perché restano per mesi, a volte anni, a offendere la buona fama di una città e a influenzare negativamente i più piccoli, prima di essere eliminati? Vuol dire che i controlli in certi quartieri scarseggiano.

In piazza Plebiscito, per esempio, un murale dedicato a un giovane rapinatore non avrebbe mai visto la luce. Luigi aveva 17 anni quando fu ucciso, pochi mesi prima, nello stesso modo fu ucciso Ugo che di anni ne aveva 15. Entrambi stavano tentando una rapina. Ci stringiamo al dolore delle loro famiglie e preghiamo che nessun altro ragazzino caschi nella stessa trappola. È giusto che il loro ricordo e le loro foto siano conservati nei cuori e nelle case di chi gli volle bene. Ma siamo ben felici che murales ed altarini ad essi dedicati vengano cancellati e smantellati per ridare dignità alla città.