Attualità

Parti sociali. Il governo dice addio alla concertazione

Nicola Pini martedì 25 marzo 2014
Il governo annuncia la fine della stagione della concertazione con le parti sociali e blinda il decreto legge sui contratti a termine. È il duplice messaggio lanciato ieri dal ministro Giuliano Poletti. «Ci opporremo con tutte le forze a stravolgimenti» del provvedimento, ha avvertito il responsabile del Lavoro nell’imminenza dello sbarco del Dl alla Camera, nei prossimi giorni. Un chiaro altolà alla Cgil e alla minoranza del Pd, molto critici con le misure varate e pronti a modificarle in Parlamento. Poi, rivolto a tutto il sindacato e a Confindustria, il ministro ha sottolineato che la concertazione «nell’era Renzi credo che non esista: è nostra intenzione confrontarci e dialogare ma alla fine il governo decide, si prende le sue responsabilità e i cittadini lo giudicano per quello che fa». Dopo le critiche al governo arrivate da Susanna Camusso e Giorgio Squinzi, una «strana coppia» di oppositori secondo Matteo Renzi, Poletti ha rimarcato che l’aria è cambiata e ha sottolineato con una battuta che «se sono scontenti un po’ di qua e un po’ di là, vuol dire che abbiamo fatto bene». In realtà la posizione di Confidustria non è così critica, almeno riguardo al decreto sul lavoro. E ieri Squinzi ha voluto sottolinearlo correggendo il tiro rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi: «La contrapposizione che sta montando in questo momento è essenzialmente mediatica e non corrisponde alla nostra visione: posso garantire fin d’ora che saremo i sostenitori più leali del governo in attesa delle riforme e di vederle applicate», ha detto il capo degli industriali.A loro e ai sindacati Poletti chiede di «interrogarsi se le loro modalità di azione siano ancora quelle più congrue, più adatte alla situazione attuale». La questione di fondo, «il problema vero che riguarda tutti, anche la rappresentanza, è che c’è bisogno di cambiamento profondo», è la sua premessa. Il primo snodo riguarda le regole sul lavoro, già varate, che semplificano contratti a termine e apprendistato, con l’obiettivo di spingere l’occupazione: «Dialogheremo con le commissioni e il Parlamento» ma «se qualcuno pensa di stravolgere quello che abbiamo fatto, ci opporremo con tutte le forze», ha affermato il ministro approdato al governo dal vertice delle Coop. «Siamo pragmatici, guardiamo ai risultati. Se non saranno buoni cambieremo» la legge . Per un governo che ha nel Pd il suo azionista di riferimento le novità annunciate ieri non sono da da poco. La minoranza del partito punta infatti a modicare la normativa. L’ex viceministro Stefano Fassina ha già annunciato che se resta com’è non la voterà. «Esamineremo il decreto guardando alle parti positive e a quelle che possono avere delle criticità», fa sapere il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, esponente Pd ed ex dirigente Cgil.Timori per un’impostazione del governo che tende a scavalcare le parti arrivano però anche dalla Cisl, che pure sul decreto lavoro non ha alzato le barricate. «Se Renzi adotta una politica populista e non riconosce il ruolo dei corpi sociali, rischia di aprire il varco ai movimenti estremistici alla Le Pen», ha sottolineato Raffaele Bonanni. Secondo il segretario Cial, Renzi «non sopporta la Cgil per ragioni di politica interna al suo partito e sposta l’attacco nei confronti di tutto il sindacato. Ma la Cisl è sempre stata riformista ed è pronta a cambiare».