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Terremoto. Il ricordo delle 309 vittime. Meloni all'Aquila: i fondi sono stanziati

Alessia Guerrieri giovedì 6 aprile 2023

Una stele nel parco della memoria, in cui è in inciso un fiore che tanto ricorda il croco dello zafferano. Poco più in là una rosa bianca lasciata accanto a quei nomi scritti uno dopo l’altro a far da cornice alle fontane nel luogo diventato ormai un sacrario del 6 aprile 2009, di quei 23 secondi alle 3.32 che distrussero L’Aquila e la gran parte del suo circondario. La vigilia del 6 aprile nel capoluogo terremotato è il momento in cui il governo e la politica tutta ha voluto far sentire la sua vicinanza al popolo abruzzese. Così ad inaugurare una nuova sede universitaria, il monastero di San Basilio e, appunto, la stele della memoria ci sono alcuni ministri e la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa.

È però alla celebrazione in ricordo delle 309 vittime nella chiesa delle Anime Sante che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non è voluta mancare, perché «era doveroso esserci». Per l’Aquila che «resiliente ha dato l’esempio». Una caratteristica ricordata anche poco dopo dall’arcivescovo metropolita, cardinale Giuseppe Petrocchi, nel corso della liturgia aggiungendo che la ricostruzione è «un obbligo al quale le istituzioni pubbliche sono tenute, non solo verso la popolazione, duramente provata da una immane tragedia, ma anche nei confronti di quanti, attraverso il loro sacrificio, sono diventati “sentinelle spirituali” per la rinascita sociale ed ecclesiale». Una ricostruzione che – si augura – venga «velocizzata» anche per le chiese, «luoghi di culto, ma anche centri identitari e aggregativi». D’altronde gli aquilani hanno dimostrato di essere tenaci, resilienti, radicati al territorio anche quando a ricordare la città che fu, c’erano solo impalcature e macerie.

L’Aquila insomma ha avuto la capacità e la forza di rialzarsi, di fare il suo meglio per risorgere. E lo Stato continuerà a non far mancare il suo sostegno. A confermarlo la premier Meloni, sottolineando che «i segnali sono stati dati e sono molto importanti. Qualche giorno fa il Cipes ha sbloccato 50 milioni per la ricostruzione, per le scuole e l'edilizia scolastica, noi abbiamo messo in legge di bilancio 70 milioni, senza emendamenti dell'ultimo minuto, di risulta». Dunque un impegno economico «fatto come scelta strategica, per garantire la tenuta dei bilanci del territorio e perché c'è bisogno di fare di più sulla ricostruzione pubblica». Tuttavia, continua, «c'è un tema di semplificazione, la ricostruzione avrà gli stessi iter semplificativi che avrà ad esempio il Pnrr. Quindi c'è ancora un lavoro da fare e siamo impegnati in quello».

Nelle parole del cardinale Petrocchi durante l’omelia, infatti, c’è innanzitutto il voler dare atto che «molto è stato realizzato, con generosità e competenza, ma va pure rilevato che, nonostante la buona volontà di soggetti pubblici e di organismi locali, si sono sommati disguidi e ritardi, causati da alcuni “strabismi normativi” e “scompensi burocratici”». Comunque ogni opera di rinascita, ricorda il cardinale Petrocchi, non è solo un’opera ingegneristica, ma un’opera di riedificazione della comunità. Insomma, aggiunge, «per restaurare bene le pareti delle abitazioni e le pubbliche pertinenze, occorre prima ricostruire le case nel cuore della gente: con i mattoni della fiducia e il cemento della concordia». Perciò anche la lezione del terremoto «va pensata con crescente profondità e resa motivo di saggezza, perché diventi risorsa per tutti».

Un invito a lasciare da parte i particolarismi che anche l’arcivescovo emerito dell’Aquila monsignor Giuseppe Molinari ha voluto sottolineare ieri, così come fatto nelle omelie nei primi anniversari, rivolgendosi ai politici. «Se continuerete a chiacchierare, a litigare - è il suo ricordo - senza fare niente di concreto, la storia vi ricorderà come persone che non hanno saputo in questo momento tragico e doloroso dare il meglio per il bene di questa città».

La commozione è palpabile quando nella chiesa vengono letti dal cardinale i nomi delle 309 vittime – il premier li ascolta a testa bassa e si commuove – così come quella in piazza Duomo dove nella notte alle 3.32 sono risuonati 309 rintocchi di campana, a conclusione della fiaccolata notturna per le vie della città. Il braciere, che di rito dà inizio alle celebrazioni notturne in ricordo del sisma, quest’anno è stato acceso da Cansu Sonmez, ricercatrice turca del GSSI, e Rasha Youssef, ingegnere siriana. «Un segno di vicinanza a due popoli - ricorda il sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi - gravemente colpiti da un terremoto come accadde a noi quattordici anni fa».