Attualità

Le ipotesi. Il Colle e gli scenari della crisi

Angelo Picariello domenica 3 gennaio 2021

La verifica, se possibile, s’ingarbuglia ulteriormente. I Palazzi della politica hanno iniziato il nuovo anno in modalità 'pre-crisi'. I toni dei contendenti, fra frasi dette apertamente e retroscena mai smentiti, gettano in una sorta di rassegnazione chi più si è adoperato in queste ore per tentare di rimettere al centro le ragioni del bene comune e le sfide del momento, a cominciare dal Recovery plan, evitando di inseguire «illusori vantaggi di parte», per citare le parole chiave del messaggio di fine anno di Sergio Mattarella. Anche al Quirinale, ormai, non ci si fa soverchie illusioni di poter scongiurare uno sbocco parlamentare della crisi di governo. Non solo: anche i tempi sembrano precipitare, si è pronti a far fronte a possibili colpi di scena già nella giornata di domani. La novità più probabile è il ritiro della delegazione di Italia Viva nel governo, e questo di per sé già aprirebbe la strada alla salita di Giuseppe Conte al Quirinale da presidente del Consiglio 'dimissionario', per poi valutare i successivi passi istituzionali.

PARLAMENTARIZZARE LA CRISI In tal caso la verifica approderà necessariamente in Parlamento per ragioni di opportunità politica e trasparenza, ma anche in virtù di una prassi consolidata rafforzata da una mozione della Camera del gennaio 1991, a firma Oscar Luigi Scalfaro-Alfredo Biondi, che impose al presidente del Consiglio Giulio Andreotti di portare a conoscenza delle Camere un fatto nuovo che metteva in crisi una maggioranza di governo. A Conte quindi Mattarella chiederà certamente di riferire al Parlamento e di ricevere dalle forze politiche le valutazioni. Non è da escludere però che il capo dello Stato consigli al capo del governo di non sancire ancora con un voto l’assenza di una maggioranza, soprattutto se il ritiro dei ministri da parte di Matteo Renzi non fosse associato a un esplicito venir meno dei voti di Iv in Parlamento.

Il 'PALLINO' AL COLLE Una volta ascoltati i partiti in Parlamento Conte potrebbe rassegnare le dimissioni e Mattarella avrebbe un primo quadro della situazione. Il Capo dello Stato, in virtù di una crisi non ancora formalizzata, avrebbe ancora margini di manovra per sondare la possibilità di rinviare alle Camere il governo dimissionario, in presenza di una nuova intesa sui temi contesi. Ma anche in un quadro di stallo si imporrebbe comunque lo show-down in Parlamento, per andare alla verifica dei numeri parlamentari, in mancanza dei quali si aprirebbe crisi vera e propria.

CONTE 'TER' O NUOVOINCARICO Ma l’attuale capo del governo potrebbe accettare significativi cambiamenti programmatici o nell’organigramma (centrale con Renzi la delega ai Servizi segreti, ma anche il ridisegno del piano sul Recovery) in grado di rimettere in carreggiata su nuove basi, attraverso un rinvio alle Camere, la sua esperienza di governo senza modificare l’assetto di maggioranza. In alternativa potrebbe valutare l’incarico a un altro esponente politico. Un nome che viene evocato è quello del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che offrirebbe garanzie sul piano istituzionale in virtù dell’attuale incarico e di quello precedente al vertice del Copasir al controllo sui Servizi. Mentre altri ministri come Di Maio o Franceschini sarebbero più rappresentativi della singola componente politica e meno in grado di fare 'sintesi'.

LO SPETTRO DEL VOTO Il Quirinale difficilmente accetterebbe di dare un nuovo incarico o di confermarlo a Conte in virtù di singoli apporti di 'Responsabili' privi di copertura politica, che lascerebbero il governo in balìa degli eventi in una fase come questa. In mancanza di accordo per una maggioranza politica (i veti incrociati e la indisponibilità attuale di Mario Draghi porterebbero a escludere al momento larghe o larghissime intese) al Quirinale non resterebbe che sciogliere le Camere per un ritorno al voto in primavera.