Attualità

LA POLEMICA. Il Cavaliere contro l’AgCom: vogliono ridurmi al silenzio

mercoledì 25 maggio 2011
Divide ulteriormente gli animi la decisione dell’Agcom di multa­re Tg1 e Tg4 per lo spazio con­cesso al presidente del Consi­glio. Da un lato il centrode­stra, Silvio Berlusconi in testa, che lamenta, per bocca di Fa­brizio Cicchitto, addirittura un’ingerenza dell’autorità presieduta da Corrado Cala- brò. Dall’altro le opposizioni che si schierano risoluta­mente con quest’ultimo e puntano il dito contro lo stra­potere mediatico del Cava­liere. A un lato del pendolo c’è proprio lui, il premier, che ieri si sarebbe sfogato con i suoi, lamentandosi dell’Ag­com, e dicendo che ogni sua parola costa 800 euro di mul­ta. «Siamo all’assurdo, mi im­pediscono di parlare», a­vrebbe detto parlando in au­la con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le vo­tazioni sulla fiducia al decre­to omnibus. Intanto va in scena un duro botta e risposta tra il capo­gruppo del Pdl alla Camera Cicchitto e Calabrò. Il primo è un fiume in piena che parla di «durissimo colpo alla li­bertà di informazione», di «gherminella» usata contan­do in un solo giorno i tempi di intervento del premier, in si­lenzio da tempo. Poi di «dise­gno liberticida» di alcune for­ze di sinistra. Infine delle «gra­vissime responsabilità» di Ca­labrò che «sta venendo meno al ruolo del garante super par­tes ». Immediata la replica. «Il problema esaminato era spe­cifico ed è stato ritenuto ano­malo ». Per le «modalità» il «ri­salto » e il «contesto» delle in­terviste a Berlusconi. «Non faccio valutazioni politiche. Abbiamo riscontrato una vio­lazione delle regole e le san­zioni sono automatiche», conclude Calabrò. Tiene il punto Cicchitto che contro­batte: «In Italia vige la libertà di critica e ad essa non può sfuggire l’Agcom». A dare man forte alla decisione dell’Ag­com interviene il commissa­rio Michele Lauria, uno dei re­latori del provvedimento san­zionatorio, ribattendo al pre­mier che «nessuno vuole im­pedire a lui o ad altri di parla­re». È un problema di regole. E queste non sarebbero state rispettate, viste le «interviste di tono propagandistico, con i giornalisti quasi relegati al ruolo di 'spalla'». E senza spazi per voci diverse. In­somma una situazione che «potrebbe evidenziare un e­clatante caso di conflitto di in­teresse ». E comunque richie­de una «profonda revisione» della legge sulla par condicio. Interviene anche il presiden­te della Rai, Paolo Garimber­ti, che si dice dispiaciuto che l’azienda sia stata multata, e rileva che l’entità della san­zione è dovuta al fatto che si trattava di una «recidiva». Lancia in resta parte all’attac­co il segretario del Pd Pier Lui­gi Bersani. Che giudica «insa­nabile » anche dalla multa quanto accaduto. E chiede che non siano i cittadini a pa­gare. Bersani definisce poi «sconsiderate e lunari» le af­fermazioni di Cicchitto. Rin­cara la dose Leoluca Orlando (Idv), che ritiene il pidiellino «allergico alla libertà di infor­mazione ». Da oggi, con il pre­mier da Vespa, «ci sarà una nuova abbuffata», preannun­cia - con la promessa di un ul­teriore ricorso all’Agcom - il deputato Pd Roberto Zacca­ria. In difesa di Cicchitto e contro la sentenza si schiera­no Maurizio Gasparri, Mar­gherita Boniver, Osvaldo Na­poli e l’associazione Lettera 22. «Se i magistrati che sba­gliano non pagano, perché le multe faziose dell’Autorità per le comunicazioni le dovreb­bero pagare i giornalisti che intervistano il premier e non la Rai?», replica - infine - a Ber­sani Francesco Storace, lea­der de 'La Destra'.