Attualità

L'inchiesta. Processione, identificati i 25 autori della "sosta"

Domenico Marino mercoledì 9 luglio 2014
La ’ndrangheta, che a Oppido esiste, è una forma odiosa di sopraffazione fra esseri umani, uccide ed è venditrice di morte; Oppido e gli oppidesi hanno vissuto passivamente e ammutoliti cruente faide di cui oggi ancora in tanti portano addosso i segni. Il piagnisteo non giova a nulla, al pari del nascondimento. Servono azioni concrete». Parla Andrea Marino, maresciallo dell’Arma e comandante della caserma di Oppido Mamertina. È stato lui mercoledì 2 luglio ad alzare il velo su una tradizione che si trascinava da anni, denunciando la sosta della statua della Madonna delle Grazie in direzione della casa del vecchio boss Peppe Mazzagatti condannato all’ergastolo e assegnato agli arresti domiciliari per questioni di salute. Il sottufficiale, che prima dell’avvio del corteo aveva diffidato i portantini dall’effettuare strane variazioni del percorso, quando ha capito che il simulacro s’era fermato al posto sbagliato, s’è allontanato per realizzare un filmato cruciale nel riconoscimento dei responsabili. Il suo video è finito agli atti della procura antimafia di Reggio Calabria che ha aperto un’indagine su ciò che è avvenuto durante il corteo nella frazione Tresilico di Oppido. Guardando e riguardando quei frame, sono stati identificati quanti portavano la “vara” con la statua della Vergine. Si tratta di venticinque persone non appartenenti a organizzazioni o congregazioni religiose, scelte tra volontari. In mezzo a loro pure l’uomo che avrebbe dato l’ordine dell’inchino. I nomi sono stati inseriti nel fascicolo aperto dalla Dda ma al momento non sono emersi rilievi penali nei loro confronti. È probabile siano valutati eventuali collegamenti con esponenti della cosca Mazzagatti. Pare che la magistratura inquirente intenda  approfondire eventuali offerte in denaro per lo svolgimento della processione. Altro aspetto sarà quello relativo all’ordine pubblico in occasione di altre processioni o cerimonie religiose. Le autorità di pubblica sicurezza, dopo quanto successo a Tresilico, valuteranno con attenzione tutte le future iniziative. Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che ha assunto la guida dell’inchiesta, ha chiarito che l’identificazione dei portatori «è l’atto da cui parte l’indagine», aggiungendo che per il fatto in sé «non c’è un reato» specifico. «Il fatto – ha proseguito – è indicativo d’una contiguità. L’indagine si svilupperà per capire chi sono questi soggetti, evidentemente condizionati o contigui alla cosca». Il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, ieri ha dichiarato di raccogliere l’appello virtuale di Fiorello che ha lanciato l’hastag, anche #iononminchino!, e di volere fare anche di più! «Propongo a Fiorello di rendere reale questo appello virtuale. Vorrei che mi desse la sua disponibilità per incontrarci e per organizzare insieme un evento annuale che possa coinvolgere tutte le istituzioni, le forze dell’ordine, le autorità ecclesiastiche e politiche, le associazioni e tutti coloro i quali si impegnano quotidianamente nel sociale e da sempre si battono contro ogni tipo di mafia. Musica, danza, cultura, sport e divertimento per dire con gioia e insieme, qui ad Oppido, “Io non mi inchino” e per sensibilizzare tutti, soprattutto i giovani, sul delicatissimo tema della legalità in terra di Calabria. Questo evento potrebbe annualmente coincidere proprio con i festeggiamenti in onore di Maria S.S. delle Grazie».