Attualità

LA DIFESA DEI VALORI. I vescovi piemontesi: vita e famiglia le priorità

Chiara Genisio mercoledì 7 aprile 2010
Famiglia, lavoro, salute, bene comune, scuola, sprechi e immigrazione: sono le  sette questioni che  i vescovi del Piemonte hanno evidenziato in una "lettera aperta" indirizzata ai nuovi eletti del consiglio regionale del Piemonte, compreso il presidente. A una settimana dal voto la Conferenza episcopale piemontese interpella i nuovi amministratori facendosi «interprete di molte attese della nostra gente, alcune delle quali non sempre trovano attenzione e spazio adeguati nelle agende legislative e amministrative». Ieri mattina, a Torino in arcivescovado il cardinale Severino Poletto e il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, rispettivamente presidente e segretario Cep, hanno illustrato il senso e le motivazioni di questa "lettera" scritta all’inizio di marzo.«Abbiamo deciso - ha riferito l’arcivescovo - di non interferire con un messaggio prima del voto per evitare di essere equivocati o strumentalizzati. Ma questo testo è stato approvato dai vescovi del Piemonte prima del risultato elettorale». La lettera ha come primo punto una richiesta di attenzione sulla famiglia, che resta il «primo dei soggetti vitali e generativi per un Paese che voglia crescere». E per famiglia, i vescovi, intendono quella «considerata dalla nostra Costituzione, fondata cioè sul matrimonio tra un uomo e una donna». Esprimono il timore per un ulteriore aumento della disoccupazione, «la vostra preoccupazione - scrivono ai politici - va certo finalizzata anzitutto a promuovere interventi immediati, che permettano a famiglie e imprese di superare il momento critico che stiamo attraversando». Un inciso è rivolto anche agli imprenditori: «Ricordiamo la responsabilità sociale delle imprese e la necessità di investire nella formazione professionale». Ribadiscono la centralità della persona e il valore intangibile della vita umana che passano anche attraverso strutture sanitarie «sempre più efficaci» e la «difesa della salute dall’inizio della vita alla sua naturale conclusione». Il cardinale Poletto è poi tornato su un tema più volte affrontato negli ultimi mesi: quello degli sprechi e della mancanza di trasparenza. Su questo ha anche evidenziato il passo della lettera in cui si richiama «la sofferenza di non pochi presìdi sanitari e altre strutture nate e sostenute dalla comunità cristiana che spesso non vedono adeguatamente riconosciuto il valore sociale e la qualità del loro servizio».E in questa prospettiva si inserisce anche il problema della effettiva libertà di scelta educativa. I vescovi chiedono «un’autentica parità non solo giuridica ma anche economica delle scuole cattoliche, non statali ma paritarie». Riferendosi ai grandi valori che hanno contraddistinto la storia del Piemonte, l’arcivescovo ha spiegato che l’intervento della Cep è «ispirato da un sincero desiderio di dialogo per la ricerca del bene comune che riguarda tutti». Infine l’ultimo punto interpella «i fratelli e le sorelle immigrati». Ultimo, ma non per rilievo. Perché come ha evidenziato monsignor Miglio, «la sequenza dei punti evidenziati non è da leggere secondo un ordine di importanza. Ma anche perché l’approccio al tema dell’immigrazione richiama tutti i punti precedenti». «Abbiamo il dovere - scrivono i vescovi - di offrire condizioni di vita veramente umane, nel pieno rispetto della legalità, promuovendo una mentalità aperta all’accoglienza, compreso il delicato problema delle vite nascenti».Su questo aspetto il cardinal Poletto ha denunciato che «l’impossibilità per gli immigrati clandestini di denunciare all’anagrafe i propri figli potrebbe rappresentare un incentivo all’aborto». Ha quindi espresso l’augurio che attraverso la legge si superi questo scoglio.