Attualità

Controlli dell’Inps, più spese che risparmi

Antonio Maria Mira mercoledì 18 novembre 2015
Nel 2011 l’allora presidente del-l’Inps, Antonio Mastrapasqua, annuncia che dalle verifiche straordinarie sugli invalidi è emerso il 23% di irregolarità. «Un invalido su quattro è falso», titolano così molti giornali. In realtà tra il 2010 e il 2013 le provvidenze (pensioni e indennità) revocate sono state solo il 7,9% di quelle controllate, e buona parte ha presentato ricorso che nel 40% dei casi ha vinto. Un ben magro risultato ottenuto con costi altissimi per l’Inps. Così alla fine, dopo tanti sforzi, il risparmio annuo sulle spese di invalidità è stato di appena lo 0,2%. E questo a fronte di problemi, fatiche, complicazioni, sofferenze per decine di migliaia di invalidi e delle loro famiglie, così come dimostrò Avvenire in un’inchiesta di cinque anni fa quando partì l’operazione verifiche. Inutili o quasi, come ora dimostra l’importante ricerca di Carlo Giacobini, curatore del sito Handy-Lex e consulente della Fish, la Federazione italiana superamento handicap. Un lavoro pubblicato sulla rivista specializzata Welfare oggi in occasione della VII edizione del Forum della non autosufficienza (e dell’autonomia possibile) che si sta tenendo da ieri a Bologna. Vediamo allora i numeri che si basano sui dati ufficiali dello stesso Inps. Tra il 2010 e il 2013 le verifiche straordinarie previste da varie leggi arrivano alla cifra di 854.192. In conseguenza di questi controlli vengono revocate, per mancata conferma dei requisiti sanitari o assenza alla visita medico legale, 67.225 provvidenze che, come detto, corrisponde al 7,9% delle verifiche.  Non dunque del totale, né tanto meno «un invalido ogni quattro». Ma i dubbi crescono leggendo quanto l’Inps dice di aver ricavato «da questa gigantesca operazione di controllo », come la definisce la ricerca. Ebbene si tratta di 352,7 milioni di euro per l’intero periodo, cioè 4 anni. Un risparmio teorico, e 'lordo' perché «questa cifra si riferisce anche alla cosiddette 'ricostruzioni' cioè a persone a cui è stata riconosciuta una percentuale più bassa di invalidità e quindi ha ottenuto una prestazione di importo inferiore». Insomma la cifra è come minimo imprecisa. Ma si tratta di veri ricavi? E quanto è costata l’intera operazione? Già, perché essendo così gigantesca non sono bastate la forze interne dell’Inps e si è dovuto ricorrere anche a medici esterni, con una spesa in quattro anni di 101,3 milioni, che si aggiungono ai 100 milioni di costi amministrativi interni.  Basti pensare soltanto alla spedizione di più di 850mila comunicazioni. Inoltre il 'risparmio' va inteso al lordo del contenzioso. Cioè il ricorso di chi si vede revocata pensione o indennità. «Nel 40% dei casi – spiega il ricerca – l’Inps soccombe in giudizio ed è obbligato a restituire, con gli interessi, il 'maltolto' pagandoci pure le spese legali». Oltretutto utilizzando legali esterni, come denunciato dalla Corte dei Conti. Alla fine i milioni di risparmio netto diventano 151,4 in quattro anni, una media di 37,8 milioni all’anno. Tanti? Pochissimi. La spesa annua per pensioni e indennità arriva infatti a 16,7 miliardi, e quei 37,8 milioni sono appena lo 0,2%. Ne valeva la pena? Una domanda che attende risposte chiare. Anche perché Gdf e Carabinieri continuano a trovare falsi invalidi. Ma non erano stati controllati quelli più sospetti? La legge di stabilità per il 2013 prevedeva un nuovo piano di 450mila verifiche straordinarie in tre anni, il cui ricavato doveva confluire nel Fondo per la non autosufficienza per la cifra di 40 milioni. Ci saranno?