Attualità

Nel Foggiano. 3.500 braccianti dei ghetti dicono sì alla vaccinazione

Antonio Maria Mira sabato 18 settembre 2021

Una bella e efficace collaborazione tra sanità pubblica e Ong sta permettendo di vaccinare anche i più invisibili tra gli invisibili, i più sfruttati tra gli sfruttati, i braccianti dei ghetti del Foggiano. Sono ben 3.500 immigrati che vivono a Borgo Mezzanone, nel “gran ghetto” di Torretta Antonacci e negli altri insediamenti di baracche. Più della metà di quelli attualmente presenti hanno ricevuto la prima dose, e in mille la seconda. È l’impegno, ancora in atto, tra la Asl di Foggia e Intersos. Davvero un lavoro ben fatto, nel silenzio. Un’operazione iniziata ad agosto e che in un mese ha già dato questi importanti risultati. Che tutelano persone che vivono spesso nell’irregolarità, ma che hanno lo stesso il diritto alle cure, vaccini compresi. Abbiamo già raccontato altre storie di vaccinazioni che hanno raggiunto gli ultimi, da Castel Volturno a San Ferdinando e a Ragusa. Ora accendiamo le luci sulla Capitanata, terra di grande e ricca agricoltura ma anche di grandi sfruttamenti, caporalato, ghetti. Luogo dove il volontariato ha dato il meglio di sé, come se il male partorisse il bene. I numeri lo confermano. Nei ghetti, dove negli ultimi anni sono morti più di trenta immigrati, bruciati, asfissiati, sparati, suicidi, in incidenti stradali, è stato garantito uno dei più importanti diritti, quello alla salute e alla vita. E grazie alla collaborazione tra un’istituzione e il volontariato, non contrapposti ma alleati, fornendo una corretta e efficace informazione, facendo crescere la fiducia tra gli immigrati che ora si presentano da soli nell’hub della Fiera di Foggia, dove si effettuano le vaccinazioni. La fascia oraria è quella stabilita per chi vuole accedere liberamente, italiani e immigrati, senza distinzione.

«Una scelta molto importante – sottolinea Alessandro Verona, referente medico regione Europa di Intersos –. Fornire servizi non differenziati evita un’ulteriore emarginazione». Dal primissimo periodo Intersos ha operato quotidianamente, raccogliendo le liste di chi intendeva vaccinarsi e supportando con la mediazione linguistico/ culturale e la raccolta dell’anagrafica, presso l’hub, su base giornaliera. «Nel frattempo – aggiunge Verona – abbiamo sempre mantenuto la presenza quotidiana delle unità mobili mediche negli insediamenti informali fornendo cure primarie». Dal 1° settembre sulla piattaforma regionale è possibile scaricare il Green pass anche avendo solo l’Stp e l’Emi, i codici che vengono rilasciati agli irregolari non comunitari e comunitari. Sta funzionando anche se restano alcuni problemi. «Siamo riusciti a superare quattro criticità: la mancanza di informazione, la mancanza di mediazione linguistico/culturale, problemi logistici sul dove effettuare le vaccinazioni, questioni amministrative, come quella relativa all’Stp che ora può essere fatto direttamente al momento della vaccinazione». La sfida, conclude il medico, ora è che non serva più il privato sociale che mette un cerotto sulle carenze del servizio pubblico. «Noi collaboriamo sempre con le Asl, ma è ora che il pubblico si adegui, riuscendo a fornire i servizi di informazione e mediazione».