Attualità

VERSO IL GOVERNO. Grillo al Colle: ecco la mia rivoluzione

Luca Liverani venerdì 22 marzo 2013
Sarà una coincidenza. Ma l’albergo scelto da Beppe Grillo per dormire a Roma, prima dell’incontro al Quirinale, è l’Hotel Forum. Proprio quello che Mario Monti scelse come base operativa dei primissimi giorni del suo pre-incarico. La prima giornata istituzionale del leader di 5 Stelle al Colle comincia in anticipo rispetto all’orario delle consultazioni. Eviterà accuratamente ogni contatto con i giornalisti. A raccontare dell’incontro sarà Vito Crimi in assemblea coi parlamentari grillini. Incappando in una gaffe: «Napolitano? È stato abbastanza sveglio». Nulla di fatto per il previsto incontro all’ambasciata americana: «Non abbiamo mai detto che ci sarebbe stato», dicono a via Veneto.Il macchinone di Grillo, un monovolume nero Kia Carnival guidato dall’autista-cognato Walter Vezzoli, arriva poco dopo le 9. A bordo i capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crini. Grillo abbassa il finestrino: «Sono arrivato?», chiede all’uomo di guardia. «Devo andare dal signor presidente», aggiunge. A parte gli occhiali da sole, stavolta è in tenuta quirinalizia: cappotto grigio, sciarpetta blu, cravatta uguale su camicia a righine. Poi fa con le dita il gesto di contare soldi. Come a ricordare, è l’interpretazione dei suoi parlamentari, le spese del Quirinale, «che ci costa più del palazzo della Regina d’Inghilterra».Con Napolitano il colloquio dura più di un’ora. Gli spiega il senso della sua «rivoluzione» e rivendica la titolarità del governo. Il capo dello Stato dice anche a lui che per guidare il Paese servono i numeri. «Va bene – gli avrebbe risposto – allora ci vediamo la prossima volta». Come a dire: tanto si rivota tra poco. E faremo il pieno.All’uscita Grillo dribbla i giornalisti nella sala dove i leader politici riferiscono. Manda Crimi e la Lombardi. Che si limitano a leggere una dichiarazione. Domande? Manco a parlarne. Il monovolume riparte, assediato da fotografi e cronisti a ogni semaforo. L’autista guida disinvolto, imbocca una corsia preferenziale, fa conversione a U dove è vietato, passa qualche rosso. Poi prende l’Aurelia, direzione Genova.È Crimi a riferire ai parlamentari stellati. «Il Presidente ci ha dato atto che questi partiti non sono quelli di un tempo. Sono ingrigiti, appiattiti rispetto agli ideali». Napolitano, racconta, «ci è sembrato conscio della situazione. Gli abbiamo detto che è impossibile ragionare con chi (il Pd, ndr) ha fatto <+corsivo>stalking<+tondo> al M5S». Poi la gaffe: «Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio, ha cercato di spiegargli la rivoluzione che sta accadendo». Parole irrispettose, reagiscono tutti i partiti. «Alla fine Grillo disse al Presidente: "non la chiamerò più Morfeo". Evidentemente non aveva nemmeno idea di che pasta fosse Napolitano», twitta il portavoce del Presidente, Pasquale Cascella. «Ho chiamato il Quirinale per porgere le mie scuse», correrà ai ripari Crimi. «Una frase estrapolata, è la solita macchina del fango». «I giornalisti mi stanno sul c...», ha poi ammesso alla radio. Come Grillo che, alla troupe di Ballarò che lo intercetta sulla via del ritorno, sibila: «Finché i giornalisti non cambiano atteggiamento verso di me, per me non esistono».