Attualità

Coronavirus. Uffici pubblici e ristoranti, green pass "esteso" dal 4 ottobre

Marco Iasevoli sabato 4 settembre 2021

Senza fretta ma senza pause. Il cammino verso l’estensione del Green pass è iniziato giovedì pomeriggio con le parole di Mario Draghi e ieri si è tradotto in una prima bozza di cronoprogramma. La settimana prossima un incontro chiarificatore con Matteo Salvini, forse uno anche con Giuseppe Conte, quindi la convocazione, probabilmente tra giovedì e venerdì, della «cabina di regia» nel suo formato tradizionale, ovvero con i ministri capidelegazione. A seguire un probabile tavolo con Confindustria e sindacati e quindi il varo del nuovo decreto che indicherà realisticamente il 4 ottobre come data d’inizio della "fase 2" della certificazione anti-Covid.

La strada è tracciata. Il pass diventerà obbligatorio per i dipendenti della pubblica amministrazione statale e periferica in corrispondenza del progressivo allentamento dello smart working e del più sostenuto ritorno dei lavoratori negli uffici. Come per i sanitari e gli insegnanti, la sanzione sarà la sospensione dal lavoro. La modalità per avere il certificato non cambierà: essere vaccinati o avere un tampone negativo eseguito nelle ultime 48 ore.

Nel medesimo provvedimento saranno coinvolti - questo è l’indirizzo - i lavoratori dei comparti privati in cui già ora i clienti e utenti devono esibire il certificato: ristoranti e bar al chiuso con servizio al tavolo, palestre, piscine, cinema, teatri, operatori degli eventi sportivi e musicali, operatori del trasporto pubblico a lunga percorrenza su treni, aerei e navi. Anche qui la sanzione sarebbe la sospensione dal lavoro. Proprio questo primo intervento nel privato richiederà una forma di interlocuzione con Confindustria e sindacati, propedeutica poi a una successiva estensione del pass a tutto il lavoro privato (soluzione cui si potrebbe giungere, però, anche con un nuovo Protocollo di sicurezza firmato da governo e parti sociali).

Anche se il decreto vedrà la luce intorno alla metà di settembre, la data di entrata in vigore delle misure sarà il 4 ottobre. Da un lato perché il premier Draghi, sin dal suo insediamento, ha precisato che le misure sanitarie devono essere comunicate con largo anticipo per consentire agli operatori e ai cittadini di adeguarsi. Dall’altro perché, nei fatti, migliaia di lavoratori non ancora immunizzati dovranno avere il tempo di andare, se intendono provvedere alla vaccinazione, agli hub comunali e poi attendere che arrivi il certificato via mail o sulle app digitali abilitate.

In questa "fase 2" Mario Draghi non vuole perdersi la Lega e Matteo Salvini per strada. L’indicazione del governo, intanto, è chiudere il decreto Covid ora all’esame della Camera provando a evitare la fiducia. Nei giorni scorsi è stata accolta una delle richieste del Carroccio (e non solo), ovvero far valere, ai fini del Green pass, anche i tamponi salivari. Ieri è stato prorogato il regime di "prezzo calmierato" per i tamponi antigenici. Potrebbe esserci un ulteriore intervento, affidato al commissario Figliuolo, per un’altra contrazione dei prezzi, senza però arrivare a quella gratuità invocata da Salvini e che però diventerebbe un’alternativa "facile" al vaccino.

Il premier, che ieri ha compiuto 74 anni e che nell’occasione ha ricevuto gli auguri da numerose personalità internazionali, è convinto di riuscire a superare il "nodo" del Green pass esteso senza perdere pezzi in Parlamento. Per raggiungere questo obiettivo ieri a Palazzo Chigi poco e nulla si parlava di obbligo vaccinale, ipotesi spostata più avanti nel tempo e comunque non slegata dall’andamento epidemiologico e dai risultati della campagna vaccinale nelle prossime settimane. E comunque prima di arrivare all’obbligo ci sarebbe l’ulteriore passaggio della "fase 3" del certificato, con l’estensione a tutto il lavoro privato che però richiede una approfondita interlocuzione con le parti sociali. Ovviamente scenari che vengono tracciati al netto dell’imprevedibilità cui ci ha abituati, sin dall’inizio, Covid-19.