Attualità

IL NUOVO GOVERNO. Grasso e Boldrini si tagliano lo stipendio

Luca Liverani mercoledì 20 marzo 2013
Meno spese e più efficienza per la macchina parlamentare. Le prime riunioni delle due conferenze dei capigruppo di Camera e Senato si concludono con un impegno importante, concordato dai presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso, sulla necessità di ridurre i costi e rivedere i regolamenti. E sono loro per primi a dare il buon esempio, con la riduzione del 30% del loro stipendio. Il Parlamento poi dovrà «raddoppiare la produttività», lavorando 5 giorni su 7, cioè 96 ore alla settimana. Decisioni che strappano l’applauso anche al Movimento 5 Stelle. Altolà bipartisan, invece, alla richiesta dei grillini di costituire subito le commissioni: «Senza un governo – spiega Renato Brunetta del Pdl  – non possono partire e non si può fare il Def», il documento di programmazione economica.Alla fine delle due riunioni il pacchetto di «tagli e razionalizzazione delle spese per raggiungere risparmi significativi», come si legge nel comunicato conclusivo unificato, è consistente. «I presidenti hanno convenuto sulla necessità di adottare da subito una significativa riduzione delle attribuzioni ad essi spettanti, per un importo complessivo del 30%». Grasso e Boldrini rinunceranno poi agli appartamenti che spetterebbero loro, «per lasciarli a finalità istituzionali». Analoga riduzione del 30% «sarà proposta per i titolari delle altre cariche interne». Potrebbero essere del tutto soppressi i fondi di rappresentanza. Un altro taglio del 30% «con l’obiettivo di arrivare al 50%» anche alle dotazioni delle segreterie particolari dei titolari delle cariche istituzionali. Poi toccherà ai parlamentari, «una volta costituito l’Ufficio di presidenza». Obiettivo: «Realizzare un risparmio tra il 30 e il 50%».Infine c’è «la proposta di trasformazione di tutti i rimborsi forfettari in rimborsi a pie’ di lista, in modo che ogni singola erogazione – precisano Boldrini e Grasso – sia giustificata in relazione alle finalità istituzionali». Più garanzie per i collaboratori dei parlamentari «mediante contratti di lavoro subordinato» a tempo determinato. Tutte le consulenze esterne, poi, saranno rese note sui due siti istituzionali. Con i sindacati infine si aprirà un dialogo per chiedere ai dipendenti delle Camere, in servizio e in pensione, di dare «concreti segnali di contenimento dei costi». Una partenza che piace al M5S: «Il tema della trasparenza e dei costi ci vede assolutamente d’accordo», concede il capogruppo al Senato Vito Crimi.