Attualità

Governo. Manovra, è giallo sul vertice a Palazzo Chigi

Redazione Romana lunedì 12 novembre 2018

«Non c'è stato nessun vertice, non era previsto. C'è stato un fraintendimento». Lo dice Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai microfoni fuori Palazzo Chigi. Secondo Casalino, «Di Maio era nel suo ufficio al terzo piano» della presidenza, quando Conte ha ricevuto Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti per una «riunione molto informale e rapida». A chi gli domanda se ci sarà un vertice in vista dell'invio della lettera a Bruxelles sulla manovra, risponde: «No, ora partiamo per Palermo e domani siamo lì».

Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono arrivati stamane a Palazzo Chigi per partecipare a una riunione
sulla manovra, secondo quanto hanno riferito fonti governative leghiste. Il ministro dell'Interno è arrivato appositamente da Milano in tempo per prendere parte alla riunione con Giuseppe Conte prima della partenza del presidente del Consiglio per Palermo dove è atteso per la conferenza per la Libia. Dopo che lo staff di Salvini a Palazzo Chigi ha comunicato l'avvio della riunione, fonti M5s e della presidenza del Consiglio hanno sostenuto che in realtà non c'era alcun vertice e, in particolare, Di Maio non ha partecipato ad alcuna riunione.


Non è la prima volta che, a livello governativo, si crea un caos comunicativo su incontri e annunci di vertici poi smentiti dall'altra parte. L'ultimo risale alla settimana scorsa nei giorni caldi dell'approvazione del decreto sicurezza e della parallela trattativa sulla riforma della prescrizione.

La riunione avrebbe dovuto fare il punto sulla manovra economica, in vista della risposta che il governo italiano dovrà dare entro domani alla Commissione Ue.

Una fonte governativa ha detto che in risposta alle sollecitazioni della Commissione europea il governo potrebbe abbassare la stima sulla crescita economica di 1,5% in modo da tenere conto delle più recenti e deludenti informazioni sulla congiuntura. L'Italia cerca di convincere la Ue che il rapporto deficit/Pil non salirà l'anno prossimo oltre il 2,4% proiettato dal governo - contro il 2,9% delle previsioni d'autunno della Commissione - dal momento che il 2,4% è basato su un tendenziale di +0,9%. Sul tavolo c'è anche l'opzione di tagli automatici alla spesa in funzione del contenimento del disavanzo, sempre nell'intento di persuadere Bruxelles che il deficit al 2,4% è un tetto massimo che potrebbe anche non essere raggiunto.