Attualità

Giornata degli Oceani. Ecco perché il Mediterraneo sta cambiando

Daniela Fassini giovedì 8 giugno 2023

"Pianeta Oceano: le maree stanno cambiando" è lo slogan scelto dalle Nazioni Unite per la giornata mondiale degli oceani che si celebra in molti Paesi dal 1992 ogni anno l'8 giugno e che sollecita a "mettere l'oceano al primo posto". L'oceano, ricorda l'Onu, "copre la maggior parte della terra, ma solo una piccola parte delle sue acque è stata esplorata. Nonostante la totale dipendenza dell'umanità da esso e rispetto all'ampiezza e alla profondità di ciò che ci offre, l'oceano riceve in cambio solo un frammento della nostra attenzione e delle nostre risorse".

Il Mediterraneo sta cambiando alcuni organismi finiranno per trovarsi in un ambiente più favorevole, per altri invece le condizioni saranno più difficili, se non impossibili”. Nella Giornata mondiale degli Oceani, anche il Mediterraneo gioca, nel suo piccolo un ruolo da protagonista. E come tutti gli Oceani anche il Mare Nostrum sta cambiando, non ha dubbi Cosimo Solidoro, direttore della Sezione di oceanografia dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste

Il Mediterraneo sta cambiando, in che senso?
Tutti i mari stanno cambiando, quanto meno in ragione del cambiamento climatico che provoca molti effetti diretti od indiretti. Fra questi l’aumento delle temperature del mare, ma anche l’aumento della quantità di CO2 che si scioglie nel mare, con conseguente produzione di acido carbonico. In questo modo i mari si acidificano, che non significa che diventano propriamente acidi ma il grado di acidità -misurato dal pH- sta aumentando, ed in 100 anni raddoppierà. Poi c’è il tema delle intensificazioni: non conta infatti solo il cambiamento della temperatura media, ma anche il verificarsi di eventi estremi. Pensiamo ad esempio alle ondate di calore marine, che possono avere impatti anche letali su organismi più sensibili o poco mobili, e che sono sempre più frequenti e sempre più capaci di penetrare in profondità. Infine cambieranno i processi di circolazione e mescolmento delle acque.

E’ allarme?
L’ecosistema sopravviverà. Alcuni organismi, ad esempio quelli con componenti calcaree (alghe coralligene, bivalvi, ricci e molti altri) si troveranno in condizioni meno favorevoli, altri potrebbero trovarsi persino in condizioni più favorevoli. Alcuni organismi migreranno, altri saranno sostituiti da nuove specie che arriveranno. Le reti trofiche si riconfigureranno, gli ecosistemi si riconfigureranno. La vita in mare proseguirà comunque, ma il mondo sarà probabilmente diverso, e non necessariamente più favorevole all’uomo..

Per l’uomo cosa cambia?
Gli umani dovranno convivere con un ecosistema diverso: ci sarà un impatto sulla pesca, che dovrà adattarsi a nuove specie, l’acquacoltura, che necessiterà di nuovi ritmi e tempi, il turismo, ma anche attività produttive tradizionali: per esempio i sistemi di raffreddamento basati sull’uso di acque marine saranno meno efficienti, le falde acquifire più salate, le coste potenzialemnte più esposte a fenomeni erosivi più intensi in ragione dell’aumetno del livello del mare.


Ci sono alcune zone più a rischio di altre?
Il cambiamento sarà presente ovunque, ma alcune aree presentano sistemi o caratteristiche maggiormente vulnerabili. Per esempio, le correnti di tutto il Mediterraneo sono mosse dai cosiddetti motori ‘freddi’, ossia il raffreddamento invernale delle acque superficiali in alcune zone, come il Nord Adriatico o il Golfo dei Leone: con l’aumento delle temperature cambiano quindi anche le correnti e la circolazione del Mediterraneo. Le zone più a nord, come il ‘nord-adriatico- rappresentano dei veri e propri "cul-de-sac" per gli organismi che per reagire al riscaldamento vorrebbero migrare verso nord, ma non possono farlo perché hanno già raggiunto il punto più settentrionale.

E per quanto riguarda l’inquinamento?
Purtroppo ce ne è di tutti i tipi, tanto che oltre agli inquinanti cosidetti ‘tradizionali’, come il mercurio o gli sversamenti di petrolio, si parla ormai anche di contaminanti "emergenti". Esiste cioè tutta una classe di composti che sono relativamente nuovi, spesso ancora non ben classificati e per i quali mancano monitoraggi precisi. Si pensi per esempio ai prodotti che derivano dalle medicine, profumi, o altro: troppo spesso dimentichiamo che tutto quello che si usa a terra prima o dopo finisce anche in mare.


Non è certo una bella fotografia
Non lo è. Siamo in una fase di cambiamento, e spesso noi scienziati sottolineiamo che vi sono molte incertezze. Ma questo non deve confonderci: stiamo andando verso un aumento della temperatura, un aumento dell’acidificazione, un intensificazione degli eventi estremi, un aumento dell’inquinamento, con inevitabili ricadute sull’ambiente. Queste cose qui andranno a modificare gli habitat. E’ un mondo che cambia, ed è probabile noi si dovrà cambaire con lui. Sarà importante continuare a monitorare e studiare. Ma anche avere rispetto per quella Natura di cui facciamo parte. E cominicare a cambiare il nostro stile di vita. Da subito.