Attualità

L'interviata al neoministro. Giannini: «Basta briciole per l'istruzione»

Giovanni Grasso lunedì 24 febbraio 2014
«Credo che finalmente il Paese abbia imboccato quella via decisa verso le riforme che noi di Scelta Civica chiedevamo, inascoltati, da dieci mesi». Stefania Giannini, segretario di Sc e neo ministro dell’Istruzione, università e ricerca non nasconde la sua «soddisfazione» per la nascita del governo Renzi, ma anche la sua «preoccupazione»: «Le cose da fare sono tante,  – spiega – bisogna agire presto e bene». Ce ne dica subito un paio su cui concentrare il suo lavoro al ministero... L’edilizia scolastica, la messa in sicurezza degli edifici. È assurdo, per non dire di peggio, che lo Stato non si curi dell’integrità di chi lavora nella scuola e, ovviamente, dei nostri ragazzi. Sono loro il nostro futuro. Il secondo aspetto è la ricerca. Anche qui, si tratta del futuro del Paese. Ma il discorso è più complesso...Ci spieghi...L’istruzione e la ricerca devono diventare centrali nel programma e nell’azione di governo...Tradotto in soldoni, cosa significa? Più risorse?Anche, ma non solo. Nel recente passato, il ministero dell’Economia dispensava contributi agli altri dicasteri, con i ministri che si presentavano con il cappello in mano per avere qualche briciola. Bisogna fare una rivoluzione politica e culturale: partire dalle esigenze del Paese per arrivare alle risorse e non solo viceversa.Quali sono, a suo giudizio, i problemi della scuola oggi?La mancanza di merito. Oggi tutto è affidato alla buona volontà del singolo docente. Che non viene mai premiato se lavora con impegno e con passione. Questo produce demotivazione anche nelle persone migliori. E allora bisogna introdurre il merito. Il merito postula la valutazione dei docenti, l’autonomia dei singoli istituti e la fine della carriera unicamente per scatti di anzianità. Si parla in questi giorni della possibilità di abolire la filosofia dalle scuole superiori. È d’accordo?Per mia formazione non mi piace affrontare i problemi con l’accetta. So quanto importante è la storia del pensiero nella formazione della cultura europea. Più che l’idea di tagliare una materia di qua o di là, vorrei si ragionasse di più su un approccio interdisciplinare delle materie, che mi sembra la vera questione da approfondire.E dell’idea di ridurre le superiori a 4 anni?Non sono contraria ad abbreviare il cursus scolastico per uniformare l’Italia agli altri Paesi europei. Ma anche qui non è che si risolve il problema tagliando un anno dalle superiori. Bisogna fare una valutazione complessiva su tutto il sistema.I fondi per la parità scolastica sono bloccati alla Corte dei conti per un problema burocratico. Se ne occuperà?Certamente. Io sono sempre stata a favore della libertà di scelta, con una concezione laica e non confessionale. Ricordo che nel 2012 il Consiglio d’Europa ha ammonito l’Italia a dare attuazione alla legge Berlinguer sulla parità scolastica. Non ci deve essere un conflitto pubblico e privato, ma un sistema pubblico articolato al cui interno ci siano scuole statali e scuole non statali. Torniamo alla politica: pesa sul governo l’ombra del patto Renzi-Berlusconi sulle riforme?Direi proprio di no. Berlusconi non fa parte del governo. Quanto alle riforme, siamo soddisfatti dell’impegno di Renzi di non fermarsi alla legge elettorale, ma di proseguire il processo riformatore cambiando il Senato e il titolo V della Costituzione.Ma continuerete a chiedere cambiamenti alla legge elettorale?In Parlamento ci sono già state importanti modifiche, penso alla soglia in cui scatta il premio di maggioranza. Continueremo a chiedere di migliorarla: noi per esempio siamo a favore dei collegi uninominali per garantire la scelta agli elettori.Manterrà il doppio incarico di ministro e segretario?Penso di sì. Poi si vedrà.