Attualità

Roma. Gentiloni: nessuno parla di sospendere Schengen

lunedì 12 gennaio 2015
​Nessun paese europeo intende sospendere l'area Schengen dopo gli attentati della scorsa settimana a Parigi, ma si punta a utilizzare il sistema di informazioni per raccogliere dati sulle persone sospette, ha detto oggi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni."Deve essere chiaro che nessun governo europeo parla di sospendere il sistema Schengen o di ristabilire il sistema dei controlli alle frontiere delle nostre nazioni... sarebbe un prezzo inaccettabile da pagare al terrorismo e alla sua iniziativa", ha detto Gentiloni durante un'informativa nell'aula del Senato, confermando che al momento non c'è alcuna minaccia specifica per l'Italia, pur se c'è "preoccupazione"."Si discute invece della possibilità di consultare il sistema Sis, il sistema informazione Schengen, su residenti in paesi esterni" all'area di libera circolazione delle persone, ha detto ancora il responsabile della Farnesina.Intanto, lunedì prossimo i ministri degli Esteri Ue si riuniranno per discutere di offensiva contro il terrorismo, ha detto Gentiloni. In particolare, i 28 vogliono raggiungere rapidamente un'intesa sugli scambi dei dati delle compagnie aeree, provvedimento "su cui è urgente via libera del Parlamento europeo", ha detto il ministro.Sul piano interno, Gentiloni ha ribadito che il governo pensa a "una norma che prevede nuovi strumenti per prevenire e reprimere il fenomeno dei 'foreign fighters' (combattenti esteri in Siria e Iraq)".Sul piano internazionale, l'Italia resta impegnata contro il "califfato" dello Stato islamico in Siria e Iraq, soprattutto con la fornitura di armi e addestratori (il cui numero dovrebbe arrivare a 290, ha detto Gentiloni) e con missioni di ricognizione aerea.L'esecutivo, ha detto Gentiloni, sostiene anche l'iniziativa sotto l'egida dell'Onu per un incontro tra le varie fazioni in lotta in Libia, che dovrebbe tenersi in settimana a Ginevra: "se partirà, il governo italiano proporrà al governo di sostenerlo, anche con interventi di monitoraggio e peacekeeping". Perché "una Libia divisa sarebbe una minaccia inaccettabile a due passi da casa nostra... con il rischio di un contagio inarrestabile per il terrorismo".