Attualità

Il crollo del ponte. Genova, il decreto fermo alla Ragioneria

Paolo Ferrario mercoledì 26 settembre 2018

Accidentato fino all’ultimo metro, il percorso del decreto per la gestione della ricostruzione a Genova dopo il crollo del ponte Morandi. Il testo che, stando agli annunci del governo, doveva già essere pronto da giorni, arriverà soltanto stamattina al vaglio del Quirinale, per la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’ultimo giallo si è consumato nella serata di ieri, con Palazzo Chigi costretto a smentire le voci che davano il testo “bloccato” alla Ragioneria generale dello Stato per la mancanza di coperture finanziarie, con i tecnici del Mef impegnati a “suggerire” al governo le modifiche necessarie. «Gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati – si legge in una nota governativa –. Parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi.

Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre. In definitiva – prosegue il comunicato del governo – nessun ritardo per l’avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto, che sta per essere inviato al Quirinale».

Dopo la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, scatteranno i dieci giorni entro cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha promesso di nominare, con un nuovo decreto, il commissario alla ricostruzione. I nuovi ritardi accumulati hanno aumentato l’irritazione del governatore della Liguria e commissario all’emergenza, Giovanni Toti, che si è detto «stupito e preoccupato» della piega presa dalla vicenda.

La preoccupazione di Toti è legata anche al «susseguirsi di voci» circa le modifiche al testo, rispetto a quanto concordato martedì scorso tra governo, Regione e Comune di Genova. «La cancellazione dei fondi relativi al Terzo Valico, uniti al blocco del Mit dei fondi già stanzianti, i finanziamenti per il porto e quelli a sostegno delle imprese – elenca Toti –. Tutti punti che risultano via via modificati e mai in modo positivo per la città e per la Regione».

«Di fronte a questa confusione – conclude il governatore – forse sarebbe opportuno abbandonare percorsi velleitari e avventurosi per ritornare sulla via maestra, prevista dalla normativa vigente e più volte suggerita dalle istituzioni locali, per ridare, nel più breve tempo possibile, questa indispensabile infrastruttura alla città di Genova e all’intero sistema del Nord-Ovest. Mi chiedo, dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, dopo tanti ritardi e tante voci, se non sia più opportuno il ritiro del decreto per ricominciare da capo su basi più solide, condivise e realistiche».

Questa nuova frenata del decreto ha alimentato lo scontro tra i partiti, con la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, che definiva i Cinquestelle «una banda di dilettanti allo sbaraglio » e l’ex premier Matteo Renzi ancora più caustico: «Questi si sono persi il decreto. A distanza di 40 giorni il decreto non c’è più». Furioso col governo è anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che lamenta come «da 113 giorni», il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, non risponda alle sollecitazioni sui lavori del Terzo Valico.

«In compenso – sottolinea il governatore piemontese – sembra stia tenendo fermi i finanziamenti già decisi, deliberati e pubblicati in Gazzetta Ufficiale a luglio per il V lotto, inseguendo l’araba fenice dell’analisi costi-benefici. Se questi fondi non verranno sbloccati – avverte Chiamparino – dall’inizio di ottobre i lavori si fermeranno e di qui a fine anno qualche centinaio di lavoratori perderà il posto, senza contare le mancate assunzioni».