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INTERVISTA. Gasparri mette in mora i ministri finiani: «Vadano via se non votano come noi»

Danilo Paolini mercoledì 4 agosto 2010
Passi per l’astensione dei finiani che sono soltanto deputati, una scelta comunque «singolare». Ma quelli che ricoprono incarichi di governo, come il ministro Ronchi o il viceministro Urso, devono schierarsi con il sottosegretario oppure dimettersi. Non usa mezze misure, il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri.Non ci sono alternative?Una soltanto: andare da Berlusconi a chiedere la testa di Caliendo. Come potrebbero, del resto, non votare contro le mozioni presentate dalle opposizioni e poi restare al governo insieme a una persona che non ritengono degna di fiducia? Mi sembra un ragionamento da scuola elementare. Così come lo era prevedere il "non voto" del gruppo di Fli.Perché?Perché era il solo modo per coprire la confusione che regna tra loro: alcuni vorrebbero esprimersi contro la sfiducia, altri vorrebbero mandare a casa Caliendo... Era una scelta obbligata, per non lasciare emergere le spaccature che in quel gruppo ci saranno su qualsiasi questione, dall’immigrazione ai temi bioetici. Anche se stanno cercando di farla passare come una strategia politica di convergenza con l’Udc e con altri. Un’operazione comunque ambigua e singolare: il primo atto di un gruppo neonato, che si dice a sostegno del governo, è quello di mettersi d’accordo con gruppi di opposizione.La legalità è un’esigenza che va oltre le logiche di maggioranza, dicono i finiani.È un tema sul quale non mi sento di prendere lezioni da nessuno: mi sono battuto per l’inasprimento del 41-bis e le sto parlando dopo che, qui al Senato, abbiamo appena approvato il codice antimafia. Quanto al merito della vicenda, ancora non ho capito perché Caliendo dovrebbe lasciare l’incarico e all’ex-vicepresidente del Csm Nicola Mancino nessuno ha chiesto dei suoi incontri con membri della cosiddetta cricca, i quali gli hanno chiesto di votare Marra alla presidenza della corte d’appello di Milano. Cosa che poi è avvenuta, sono sicuro per libero convincimento. Però Caliendo è finito nel mirino solo per aver partecipato a un convegno. Quando ci fu la richiesta di arresto per Bocchino, io andai a difenderlo in tv, non ne chiesi le dimissioni.In ogni caso, oggi il governo dovrebbe salvarsi. Ma il Pdl è ora un partito con due distinti gruppi parlamentari alla Camera e due al Senato. Non è meglio andare alle elezioni che sopravvivere tre anni così?Stiamo parlando dei destini del Paese, perciò serve cautela e, mi creda, ne stiamo usando in quantità industriale. Perciò, aspettiamo di vedere se davvero, come hanno detto, sosterranno lealmente l’esecutivo. Non è questione di emendamenti o di singole norme, sui quali è fisiologico discutere. Ma se ci fosse una strisciante opposizione da parte loro, come molte dichiarazioni lasciano pensare, allora il voto anticipato sarebbe l’epilogo di questa azione corrosiva. In contraddizione con il mandato conferito dagli elettori.Lei ha appena incontrato La Russa e Alemanno. Avete discusso del patrimonio di An e dell’ormai famosa villa di Montecarlo?No, abbiamo parlato di politica. Ma poco fa ho parlato con alcuni esponenti del comitato di vigilanza di An e mi hanno detto che quella casa fu venduta a 300mila euro a una società con sede in un paradiso fiscale. Roba strana per un partito... Sono molto rammaricato, ho letto che era stato offerto un milione e mezzo.