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IL PRESIDENTE DELLA CONSULTA. Gallo: la legge elettorale va cambiata In dubbio la costituzionalità

venerdì 12 aprile 2013
«La legge elettorale va cambiata. Non sta a me dire come debba essere quella futura. Ma il “porcellum” è a dubbio costituzionalità». L'affondo più diretto il presidente della Consulta, Franco Gallo, se lo concede rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la conferenza convocata per fare il punto sull'attività dello scorso anno. A fare notizia non sono i numeri - le 316 pronunce e i 483 casi pendenti del 2012 - quanto piuttosto le dichiarazioni sulla norma che regola il sistema del voto in Italia e in particolare quel premio di maggioranza senza soglia che consente di assegnare molti seggi anche a chi ha preso solo un terzo dei voti, come è successo con le politiche di febbraio: un meccanismo che, al di fuori di un sistema bipolare, ha consegnato il Paese allo stallo. Ed è lì che spunta il dubbio di una scarsa, anzi scarsissima tenuta costituzionale della norma. Mentre Gallo pronuncia il suo giudizio nel Salone del Belvedere, al piano nobile del palazzo della Consulta, pochi metri più in là, al Quirinale - ben visibile dalle ampie finestre della sala - i saggi stanno presentando le loro proposte a Napolitano, comprese quelle sulla legge elettorale. E a proposito della riforma elettorale la precisazione del il gruppo di lavoro: «Con l'attuale bicameralismo paritario nessun sistema elettorale garantisce automaticamente la formazione di una maggioranza nelle urne in entrambi i rami del Parlamento». Altrettanto chiaro il rilancio dei “saggi”: «Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico ad una sola Camera». E ancora i “saggi” sulla legge elettorale concludono segnalando che, in ogni caso, va superata la legge elettorale vigente. La nuova legge potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), un alto sbarramento, implicito o esplicito, ed eventualmente un ragionevole premio di governabilità. Si propone, inoltre, di eliminare le circoscrizioni estero, prevedendo il voto per corrispondenza, assicurandone la personalità e la segretezza».