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Torino. Salone del Libro, è fuori l'editore Altaforte. «Ma oggi ci sarò»

Andrea Zaghi, Torino giovedì 9 maggio 2019

(Ansa)

«Alle 10 sarò al Salone del Libro di Torino per ribadire che la logica di Altaforte non si piega al pensiero unico». Lo annuncia su Facebook Francesco Polacchi, fondatore della casa editrice Altaforte, vicina a Casa Pound, esclusa dalla kermesse culturale. «Se avete a cuore la libertà d'espressione - aggiunge - vi aspetto. I libri non devono conoscere censura». (Redazione Internet)

Fuori dal Salone del libro e pure indagato per apologia del fascismo. Regione e Città di Torino hanno prima presentato un esposto alla magistratura e hanno poi chiesto agli organizzatori di escludere dalla kermesse la casa editrice Altaforte. Quindi Francesco Polacchi, fondatore della società editrice ed esponente di CasaPound ora deve anche fare fronte a un’indagine per apologia del fascismo. La sua casa editrice perciò non sarà presente al Salone, che viene inaugurato oggi, e non potrà presentare un libro di Matteo Salvini come previsto.

La decisione politica di Torino e della Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, è arrivata dopo l’esposto alla magistratura. La richiesta agli organizzatori della manifestazione di rescindere il contratto con la Altaforte è stata decisa. 'È necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da decine di migliaia di persone', affermano in una nota le due istituzioni. E il direttore artistico ha aggiunto: 'Halina Birenbaum, sopravvissuta alla Shoah, farà una lectio inaugurale proprio per segnare da che parte stiamo. La sua assenza, dovuta alle presenza di Altaforte, sarebbe stata uno sfregio per l’evento e per Torino'. Gli organizzatori hanno fatto sapere che non possono non adeguarsi alla decisione politica di Torino e Regione. Polacchi, che minaccia ricorsi legali, è fuori.

A scatenare le polemiche è stata la connotazione stessa della casa editrice il cui presidente, coordinatore regionale del partito di estrema destra in Lombardia, ha rilasciato dichiarazioni ai media dicendosi fascista e affermando che «l’antifascismo è il vero male di questo Paese», «Mussolini è il miglior statista italiano». L’avvocatura di Comune e della Regione ha spiegato che la decisione dell’esposto è stata assunta «nella convinzione che anche la forma più radicale dell’intolleranza vada contrastata con le armi della democrazia e dello stato di diritto». Nell’atto viene ricordato che quest’ultima punisce chiunque 'rivolge la sua attività all’esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista'.

La sindaca Chiara Appendino e il governatore Sergio Chiamparino chiedono ai magistrati di «procedere per i reati che saranno rilevati». Il documento, di due pagine, ricorda alcune delle affermazioni di Polacchi, che «hanno avuto ampia eco mediatica, amplificando così la lesività della condotta». «Il Salone è sempre stato un libero spazio di discussione e di confronto tra tesi diverse, anche opposte. Ma le dichiarazioni fasciste del signor Polacchi sono la goccia che fa traboccare il vaso», ha detto Chiamparino.