Attualità

Il caso. Frontex, il giallo del super-radar fermo

Nello Scavo mercoledì 10 settembre 2014
Intorno a Frontex Plus c’è ancora incertezza. Non si conosce con esattezza quanti Paesi Ue vi abbiano aderito, mentre al contrario da alcune note riservate si scopre che vi sono forti resistenze delle cancellerie europee, anche a causa di alcune mosse che rendono necessari "incontri chiarificatori" con i partner Ue. Inoltre i sistema radar europeo "Seahorse", che dovrebbe vigilare sulle rotte dei trafficanti, non è mai stato attivato.Secondo alcune fonti della delegazione italiana incaricata di studiare le modalità di chiusura di Mare Nostrum, colpevole di aver alzato la tensione sarebbe Cecilia Malmström, la commissaria Ue peraltro a fine mandato e che nella nuova Commissione non si occuperà più di immigrazione.Alla fine di agosto Malmström annunciò il varo di Frontex Plus, cui seguirono entusiastici commenti da parte italiana. Nelle stesse ore in cui il ministro Alfano celebrava questo risultato, altri funzionari del Viminale gli facevano notare come la mossa della commissaria fosse stata avventata. L’annuncio, infatti, era avvenuto senza che ne fossero stati informati gli Stati membri. Una imprudenza secondo alcune fonti «calcolata» e non «involontaria», che rischia di far allontanare la partecipazione degli altri Paesi all’operazione di pattugliamento del Mediterraneo che dovrebbe sostituire Mare Nostrum, sebbene a quanto risulti non avrà quale scopo principale quello della ricerca e soccorso in mare dei migranti.Intanto si cerca di rafforzare altri strumenti nel frattempo passati in secondo piano. Il controllo delle frontiere più che dai pattugliamenti via terra e via mare passa attraverso la sorveglianza ad alta tecnologia. Nel corso dei colloqui tra autorità italiane e i vertici di Frontex, il Viminale ha messo sul piatto la disponibilità a sostenere "Seahorse Mediterraneo". Un progetto a guida spagnola e finanziato dall’Ue, che prevede la creazione di una rete protetta di comunicazione satellitare tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo per lo scambio di informazioni strategiche ed operative per il contrasto dell’immigrazione clandestina via mare, basata su più capillari rilevazioni radar assistite dal controllo costante dei satelliti.Senza la cooperazione della sponda Sud ogni proposito sarà vanificato. Ed è quello che sta accadendo. Ad oggi ha aderito solo la Libia, proprio il peggio conciato tra i paesi nordafricani. Una beffa se si pensa che proprio da lì partono i barconi carichi di migranti, mentre per ora si tengono alla larga Paesi come Egitto e Tunisia. Stando ai progetti il "Seahorse Mediterraneo" costituirà una di quelle reti regionali che potranno interconnettersi con il sistema Eurosur, per la sorveglianza delle frontiere esterne. Per il 2014 era attesa l’adesione di Algeria, Tunisia ed Egitto, che avrebbero dovuto aggiungersi a Spagna, Italia, Francia, Malta, Portogallo, Cipro, Grecia e Libia. Le diplomazie lavorano da tempo per allargare la platea di stati aderenti a questo progetto, ma l’emergenza immigrazione ha rimesso tutto in discussione.Che i giochi non siano ancora fatti lo conferma implicitamente Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale. «Il passaggio di testimone da Mare Nostrum a Frontex Plus non deve risolversi in un fallimento», ha detto durante l’incontro della Comunità di Sant’Egidio in corso ad Anversa. «Il tentativo in atto da parte del governo italiano mira a sollecitare una cooperazione più profonda, che non potrà essere rivolta ad una semplice suddivisione di costi, ma, sulla base di quanto affermato tra più o meno comprensibili cautele diplomatiche, dovrà realizzare un passo credibile verso una chiara condivisione di responsabilità».Il dispositivo "Seahorse" è figlio di "Seahorse Atlantic", che aveva consentito, secondo i promotori, di diminuire la pressione migratoria via mare dall’Africa verso l’Europa, passando da 31mila migranti intercettati nel 2006 ai 332 nel 2012. Poi sono esplose le "primavere" arabe che hanno dimostrato come nessun controllo può fermare i profughi e quando le acque erano tornate a calmarsi ci ha pensato il conflitto siriano a far apparire i costosi progetti di protezione delle frontiere come nient’altro che slogan. «Solo con un sistema paneuropeo di sorveglianza delle frontiere siamo in grado di evitare - assicurarono da Bruxelles parlando all’inaugurazione di Eurosur - che il Mediterraneo diventi un cimitero per i rifugiati che cercano di attraversarlo su carrette del mare, in cerca di una vita migliore in Europa». Quest’anno siamo già a duemila morti, più di ventimila negli ultimi dieci anni.