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Il documento. Frontex, così la Ue fa retromarcia

Nello Scavo venerdì 5 settembre 2014
La proposta italiana per il superanento di 'Mare Nostrum' e il pieno coinvolgimento dell’agenzia europea Frontex sembrava cosa fatta. Invece nel corso dell’incontro del 26 agosto è avvenuto un «inopinato mutamento di atteggiamento ». Lo rivela una nota riservata della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere.  Un resoconto nel quale i funzionari del ministero dell’Interno non riescono a celare lo sconcerto per la perdurante balbuzie europea davanti a iniziative che, oltre a presidiare i confini, siano volte al salvataggio di vite umane. Un documento riservato redatto proprio dagli esperti di Frontex (clicca qui) ribadisce questa impostazione. E senza rinforzi i mezzi che l’agenzia metterà a disposizione per la missione 'Triton', nata come 'Frontex Plus', faranno il solletico ai boss della tratta: due aerei, un elicottero, due motonavi, due imbarcazioni leggere, per un costo di 2,3 milioni al mese. Per 'Mare Nostrum' solo la Marina militare italiana mette a disposizione cinque navi, quattro velivoli e 920 uomini.  Quando il più sembrava fatto, con la delegazione di Bruxelles che aveva «manifestato la piena condivisione delle linee guida del progetto», i funzionari dell’Unione europea hanno chiesto una pausa caffè. Alla ripresa dei lavori avviene il dietrofront. «Successivamente all’interruzione momentanea della riunione, l’Agenzia (Frontex, ndr), in maniera sorprendente – si legge nel resoconto visionato da Avvenire –, nonostante avesse già condiviso il piano operativo nel corso dei precedenti incontri, ha richiesto del tempo per valutare l’impatto della proposta italiana e la sua realizzabilità». Dietro ad affermazioni in tono diplomatico la parte italiana ha presagito il voltafaccia. «Soprattutto per quanto riguarda l’area di pattugliamento, gli assetti da impiegare, i relativi costi e la partecipazione degli Stati membri; la Commissione, analogamente, dopo aver rappresentato la disponibilità di risorse finanziarie emergenziali, si è riservata di verificare la possibilità di disporre dei suddetti finanziamenti». Insomma, i soldi ci sono ma non si sa se verranno impiegati. Da qui la reazione dei delegati italiani che parlano di «inopinato mutamento di atteggiamento dei rappresentanti della Commissione e dell’Agenzia». L’Europa, dunque, continua a esitare impedendo che si trovi una linea univoca e condivisa. Non è tutta colpa di Frontex. La riprova è arrivata dalle parole di Jil Arias, direttore esecutivo dell’agnzia per le frontiere. Ieri in audizione all’Europarlamento ha spiegato che «il lancio della nuova operazione 'Triton' nel Mediterraneo dipenderà sostanzialmente da due condizioni: la disponibilità dei fondi che saranno trasferiti dalla Commissione Ue e la disponibilità degli Stati membri a partecipare ». Luce verde che evidentemente non è stata ancora accesa. E considerate le scarse risorse a disposizione non si tratterà di una missione il cui scopo principale sarà la protezione e il salvataggio dei migranti: «La nuova operazione - ha aggiunto Arias - non sostituirà Mare Nostrum », poiché questo «non è consentito né dal mandato né dalla disponibilità delle risorse». Commentando il progetto di Frontex, l’ex questore Piero Innocenti, uno dei massimi esperti di immigrazione e traffico di esseri umani, fa notare come ripetutamente venga ribadito che «il mandato dell’agenzia è principalmente quello della sorveglianza delle frontiere e non il dover fronteggiare crisi umanitarie o disastri nel Mediterraneo Centrale», area che «rimane in carico alle rispettive autorità in campo nazionale e internazionale». Secondo una fonte dell’intelligence italiana a Tripoli, «non è esagerato parlare di circa un milione di persone in attesa di un passaggio per l’Europa». Cosa accadrà senza un efficace dispositivo di soccorso in mare?