Attualità

INTERVISTA AD AVVENIRE. Franceschini: «Stop a Iva e nuova Imu»

Arturo Celletti mercoledì 12 giugno 2013
​«Cancellare l’aumento dell’Iva ed eliminare l’Imu sulla prima casa è la sfida di tutto il governo. E faremo l’impossibile per centrarla». Dario Franceschini per qualche istante resta in silenzio, poi riparte da dove si era interrotto: «Non c’è chi è d’accordo e chi non è d’accordo e trovo surreale anche solo immaginare che su questo esista un dibattito. Lo scriva, lo scriva chiaro: "la volontà di centrare i due obiettivi è forte in ciascun membro del governo"». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento resta ancora in silenzio. Questa volta più a lungo. «Il tema vero è un altro: le risorse. È capire quanti milioni abbiamo. Bastano per fare tutto o solo per risolvere in parte i due problemi? Stiamo lavorando e continueremo a farlo. Discuteremo sul come coinvolgendo i gruppi parlamentari perché la corresponsabilità è sugli obiettivi, ma anche sulle difficoltà». Franceschini racconta un «Paese che soffre» e una politica che «ha il dovere» di dare risposte. «Ogni giorno l’elenco di drammi si allunga. A volte pare infinito. La crisi economica è feroce, spietata. I giovani senza lavoro sono un’ossessione. Le imprese che chiudono un tormento... Sarebbe sciagurato fallire».Il governo dura?Nessuno si prenderà la responsabilità di interrompere questo nostro percorso. E chi dovesse farlo pagherebbe un prezzo altissimo. Siamo tutti determinatissimi ad andare avanti e anche sereni nel capire che questo governo di servizio ha il dovere, anzi l’obbligo, di durare. Che succederebbe se si tornasse a votare con questa legge elettorale senza aver fatto le riforme costituzionali e quelle economiche? L’Italia andrebbe in blocco e l’antipolitica tornerebbe a mostrare il volto più minaccioso.Teme un ritorno di Grillo?La politica è confrontarsi con la durezza dei problemi ed è provare a risolverli. Grillo sta cominciando a capire che limitarsi a gridare non va, non paga. È stato votato perché c’era delusione, rabbia, voglia di cambiamento; ma ora molti hanno capito che lui è solo protesta, solo urla, solo minacce. E usa i 5 Stelle per una partita che pare solo la sua partita.Che significa usa?Nei gruppi parlamentari c’è un atteggiamento di dialogo, di confronto che è distante mille miglia dall’aggressività di Grillo. I 5 Stelle vogliono partecipare alla vita delle Camere, vogliono fare i parlamentari, ma Grillo vuole altro. Vuole lo scontro. Vuole bloccare il dialogo e costringe i suoi a sottrarsi al confronto parlamentare. Così però tradisce anche chi l’ha votato: volevano soluzioni, non urla. Così si condanna alla fine. Così esaurisce l’ultima spinta dei 5 Stelle.Crede che i voti di Grillo possono essere intercettati dal Pd?Oggi c’è una mobilità totale nel voto e questo è un segno di modernità. L’elettore guarda, valuta e si sposta. Grillo ha deluso, noi abbiamo capito la lezione. Non a parole. Con i fatti. Con azioni politiche. Abbiamo cancellato il finanziamento ai partiti. Abbiamo deciso che i ministri che sono anche parlamentari rinunciano allo stipendio. Sono segnali che la gente saprà cogliere. Eppure il dato astensione è stato impressionante. Perché la gente non ha votato?L’incrocio tra massima crisi economica e minimo di credibilità delle classi dirigenti è stato micidiale. Il Paese soffriva e la politica non capiva quella sofferenza. Abbiamo fatto troppi errori e ora serve tempo per riguadagnare fiducia, credibilità. Ma la strada è questa, solo questa: andare avanti mettendo al primo posto la trasparenza, il rigore, l’onestà. L’altro dato delle amministrative è il ko del Pdl e il pieno del Pd... La partecipazione ha influenzato in modo netto il voto: con un astensionismo così alto è assurdo arrivare a conclusioni. E allora evitiamo superficiali trionfalismi: se tornasse a votare il settanta per cento dell’elettorato sarebbe certamente una partita diversa.Renzi è una minaccia per il governo?No, Renzi è la principale risorsa su cui può contare il Pd per vincere le elezioni. E le sue parole vanno lette come uno stimolo al governo, non come un attacco, non come una mozione di sfiducia. Sarà segretario del Pd? E poi candidato premier?Dico una cosa: ogni scelta che dovremo fare andrà concordata con Renzi. Anche ogni regola. Anche quelle per eleggere il segretario. Capiremo insieme se il segretario del Pd è anche il candidato premier nelle successive elezioni o se sono ruoli distinti. Ma c’è tempo e non si parte dalla coda. C’è il capitolo riforme economiche, ma c’è anche quello sulla nuova Costituzione...  Ho fatto il capogruppo di maggioranza, di opposizione, oggi sono il ministro per i Rapporti con il Parlamento... Beh, così non si può andare avanti. Le leggi si bloccano, il sistema è lento, spesso non funziona, spesso c’è paralisi. Ecco la priorità: la riforma delle regole. Superare il bicameralismo vuol dire cambiare il volto del Paese. Così si incide sulla vita delle famiglie, delle imprese; così si mette in moto una vera rivoluzione.Ma se doveste fallire? Avete o no il dovere di cambiare subito il Porcellum?Tocca al Parlamento muoversi: Pd, Pdl e Scelta civica hanno detto con assoluta chiarezza che non si può tornare al voto con l’attuale legge elettorale, ora devono solo rispettare quell’impegno. Lo facciano presto anche perché in autunno arriva a una sentenza della Corte Costituzionale. Ma qui mi fermo: questa è una cosa affidata al confronto tra le forze politiche della maggioranza in Parlamento e il governo non farà nessuna mediazione. Le sentenze su Berlusconi possono mettere a rischio il governo?Sono cose totalmente distinte e non capisco un eventuale automatismo. Non c’è nessun nesso logico: la vita del governo è solo legata alla capacità di dare risposte.