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Legge delega. Fisco con meno tasse e meno sanzioni, ecco la riforma secondo Meloni

Eugenio Fatigante venerdì 17 marzo 2023

Sul Fisco il governo di Giorgia Meloni prova a ripartire, come per il ponte sullo Stretto di Messina. E mette in campo una nuova legge delega (dopo quella, non completata, dell’esecutivo Draghi) che fa dire al presidente del Consiglio che «è una vera e propria svolta, attesa da 50 anni», capace di delineare «una nuova idea di Italia, vicina alle esigenze dei contribuenti e attrattiva per le aziende». Fin qui l’annuncio. La realtà parla di una nuova Irpef basata su tre aliquote.

Ma anche di un’Iva azzerata per i beni di prima necessità, lo stop alle comunicazioni nei mesi di agosto e dicembre, sanzioni penali attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che collaborano. E una clausola “salva-conti” perché, in ogni caso, sull’intero disegno permane l’incognita delle risorse necessarie ora a portare avanti la riforma: solo in parte saranno garantite dal riordino delle attuali oltre 600 “tax expenditures”, le varie forme di agevolazione fiscale fra sgravi e bonus che saranno rivisti. Il Consiglio dei ministri ha approvato la delega fiscale, che farà da cornice alla riforma delle tasse targata centro destra. E che promette di cambiare il sistema e mettere le basi per la riduzione delle tasse.

Le nuove regole saranno operative entro 24 mesi, dopo il sì del Parlamento alla delega e il varo dei decreti delegati, e vanno - spiega il ministero dell’Economia - «nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni».

Perché sul fronte delle imprese ci sarà una graduale eliminazione dell’Irap e una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e/o assume.

Per far prendere forma al tante volte strombazzato (in campagna elettorale) “Fisco amico”, l’intervento punta a instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo. Nel quale però opposizioni e i sindacati, che già evocano la piazza, vedono solo condoni e favori ai più ricchi.

«Io mi sono rotto le scatole - dice senza giri di parole il segretario della Cgil, Maurizio Landini -, non ci sto più che sono io che pago le tasse anche per quelli che non le pagano, quando le potrebbero pagare più di me».

La prima pietra, intanto, è posata. Il provvedimento, suddiviso in 5 parti e 20 articoli (nell’ultima bozza entrata in Consiglio sono saltati i due articoli dedicati ai tributi regionali e quelli locali), punta a ridisegnare l’intero sistema, dai tributi ai procedimenti e sanzioni, fino ai testi unici e ai codici.

La riforma parte dalla rivoluzione dell’Irpef, l’imposta-principe, con la riduzione delle aliquote da 4 a 3. Le tre ipotesi non indicate nella delega sono: 23%, 27% e 43% oppure 23%, 33%, 43% o ancora 20, 35 e 43%. E la Flat tax per tutti resta un obiettivo di legislatura, con quella “incrementale” che arriva per i dipendenti. Con la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, che assicura che la composizione dei nuclei familiari sarà uno dei «criteri fondanti» della riforma.

Per le imprese arriva la nuova Ires a due aliquote per far pagare di meno chi più assume ed investe; si punta poi al graduale superamento dell’Irap con priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti.

Ci sarà il concordato preventivo biennale e un rafforzamento dell’adempimento collaborativo: «Si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale - dice il Mef - che diventa preventiva e non più repressiva». Il governo vuole anche rimettere mano a tutto il sistema sanzionatorio tributario.

In particolare per le sanzioni penali si userà un occhio di riguardo per chi si trova impossibilitato a pagare il tributo per fatti a lui non imputabili: nella valutazione della “rilevanza penale” del fatto si terrà conto anche dei casi in cui siano stati raggiunti accordi in sede amministrativa e giudiziaria.

È previsto poi un alleggerimento delle sanzioni penali, in particolare quelle connesse al reato di dichiarazione infedele, per le imprese che aderiscono alla “coperative compliance”, e che hanno tenuto comportamenti non dolosi e lo comunicano tempestivamente al Fisco. Un altro effetto “premiale” per chi aderisce all’adempimento spontaneo è poi l’ulteriore riduzione delle sanzioni amministrative (che può arrivare fino all’integrale non applicazione) per i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente in modo “tempestivo ed esauriente”.

Della riforma, sostiene il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, «c’è necessità». E aggiunge: «Da cittadino rilevo» come un «buon segno» il fatto che si tratti della «prima volta, dopo molto tempo, che una riforma fiscale arriva a inizio legislatura». La maggioranza difende compatta la delega, con Forza Italia in prima linea, che rivendica la ricetta vincente di Berlusconi: «È il fischio di inizio. Poi dovranno seguire i decreti attuativi, è un lavoro che ha una prospettiva di legislatura», sottolinea il presidente dei deputati azzurri Alessandro Cattaneo.

Le opposizioni invece alzano le barricate. «È una baggianata dire che si abbassano le tasse a tutti: così si favorisce chi sta meglio, chi ha redditi più alti vedrà maggior guadagno», va all’attacco la la segretaria del Pd, Elly Schlein. «È una riforma recessiva», rincara il leader M5s Giuseppe Conte, pronto a scendere in piazza con i sindacati.


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Irpef sui redditi

Tre aliquote e meno sgravi, ma più sconti ai dipendenti

In realtà la delega non cita esplicitamente il passaggio da 4 a 3 delle aliquote Irpef sui redditi, ma parla di “graduale riduzione dell’imposta nel rispetto del principio di progressività“ e “nella prospettiva verso l’aliquota unica”. Altre novità di rilievo sono la Flat tax incrementale (cioè solo sulla parte di reddito superiore all’anno precedente) anche per i dipendenti e, sempre per costoro, la facoltà di dedurre “le spese sostenute per la produzione” del reddito (a esempio quelle di trasporto), finora concessa solo agli autonomi.

Il fine è ridurre la pressione fiscale e garantire “l’equità orizzontale”, soprattutto attraverso la revisione delle oltre 600 voci di sgravi che oggi abbattono le entrate per 165 miliardi. Il loro taglio, da cui saranno escluse spese sanitarie, per la scuola e per i mutui prima casa, sarà forfettizzato: un’ipotesi prevede dal 4% per i redditi bassi fino al 2%, con azzeramento degli sgravi sopra i 100mila euro.

Ires e Irap

Tasse giù per chi assume e addio al tributo regionale

Il testo prevede un regime duale per l’imposta sul reddito d’impresa. L’idea è di ridurre l’attuale aliquota del 24% per i due anni successivi se l’imprenditore investe o crea nuovi posti di lavoro. L’aliquota scontata punta a premiare chi investe in manodopera e beni strumentali innovativi. L’obiettivo finale è portarla progressivamente, se ci saranno le condizioni, al 15%, in modo da allinearla alla “Global minimum tax” che scatterà dall’inizio del 2024 per le multinazionali.

Viene poi abolita l’Irap per le società di persone, gli studi associati e le società di professionisti. Siccome quest’imposta finanzia la spesa sanitaria, al suo posto è introdotta una sovraimposta sulla base imponibile dell’Ires. L’altra rivoluzione riguarda l’Iva, con una razionalizzazione del numero delle aliquote, una revisione delle regole sulle operazioni esenti per allinearle a quelle comunitarie e una procedura semplificata.

Gli altri redditi

Cedolare secca per i negozi e riordino tasse finanziarie

Novità sono in arrivo anche per i redditi da fabbricati: si prevede l’estensione della cedolare secca (ridotta) anche agli immobili commerciali, mentre per i redditi agrari la tassazione su base catastale verrà estesa alle “attività agricole di coltivazione”. Per i redditi di natura finanziaria il fine indicato è “l’armonizzazione della disciplina”, anche tramite un raggruppamento con quelli di capitale.

Sui titoli di Stato non cambierà l’imposizione oggi al 12,5%; mentre si punta ad applicare “un’imposta sostitutiva sul risultato complessivo netto” di tali redditi finanziari “realizzati nell’anno solare, ottenuto sommando algebricamente i redditi positivi con i negativi, con possibilità di riportare le eccedenze negative nei periodi d’imposta successivi a quello di formazione”. Un’imposta sostitutiva ridotta è prevista anche sui redditi finanziari delle casse di previdenza.

Sanzioni

Una maggiore proporzionalità e Ok all'evasione di necessità

Per il sistema sanzionatorio si punta a un intervento ampio, prevedendo una maggior proporzionalità rispetto a quanto contestato dal Fisco.

Per le sanzioni penali tributarie si darà specifico rilievo all’ipotesi di “sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso”, la cosiddetta evasione “di necessità”. Saranno considerate poi le “definizioni raggiunte in sede amministrativa e giudiziaria” per valutare la “rilevanza penale del fatto”.

Altra novità è l’alleggerimento delle sanzioni in particolare per le imprese che aderiscono alla “compliance” fiscale e che hanno comportamenti non dolosi, comunicando tempestivamente gli errori commessi. È uno degli “effetti premiali” previsti nella bozza per i contribuenti che aderiscono all’adempimento spontaneo, regime oggi riservato ai soggetti con volume di affari o di ricavi non inferiore a 1 miliardo di euro, soglia che si punta a ridurre.