Attualità

Fisco. Fisco, Renzi rinvia il decreto del 3%

Marco Iasevoli giovedì 12 febbraio 2015
La mina viene piazzata poco dopo l’ora di pranzo, quasi in sordina, dal viceministro centrista all’Economia Luigi Casero: il 20 febbraio non ci sarà in Cdm il decreto che depenalizza le evasioni inferiori al 3 per cento dell’imponibile, il testo arriverà a maggio. Non solo: l’esecutivo si prepara a chiedere una proroga di 6 mesi per l’attuazione della delega fiscale - probabilmente con un emendamento al testo sull’Imu agricola - perché entro il termine previsto (il 27 marzo) non ce la si fa a chiudere tutti i provvedimenti attuativi. Il caso è spinoso. L’ormai famigerato "decreto del 3 per cento" (che annulla gli effetti penali ma raddoppia le sanzioni amministrative per somme evase inferiori a tale soglia) fu approvato nel Cdm del 24 dicembre. Pochi giorni dopo, si scoprì che avrebbe potuto avvantaggiare anche Silvio Berlusconi nei suoi processi, e Matteo Renzi, pur senza rinnegarne il senso («Non si può andare in carcere per un mero errore materiale nella dichiarazione dei redditi», ha ripetuto anche ieri), decise di ritirarlo e riprenderlo tra le mani il 20 febbraio, dopo l’elezione del capo dello Stato. Anche negli ultimi giorni il premier aveva invitato a «cerchiare in rosso » il 20 febbraio come «giorno storico su fisco, lavoro e imprese». E invece è arrivata la brusca frenata.  Così brusca che il premier è dovuto andare in tv a spiegare il senso, anche perché la sinistra Pd aveva già cominciato a dire che il ritardo serve a tenere sotto scacco Berlusconi, per convincerlo a non ritirarsi dal tavolo delle riforme. «Berlusconi con questa vicenda non c’entra niente. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo deciso di fare un’ulteriore verifica per evitare pasticci». L’idea che l’esecutivo a dicembre abbia varato un 'salva-Cav' è e resta «una barzelletta », insiste il premier. Però ora occorre fermarsi perché ci sono approfondimenti tecnici da operare. «Il problema di stanare gli evasori non è il 3 per cento o il 2 per cento. Il caso Falciani - dice con riferimento alle migliaia di contribuenti che hanno occultato i loro soldi nelle banche elvetiche - è emblematico: su oltre 740 milioni ne sono stati recuperati meno di 30. La Francia ha portato a casa tutti i soldi, come la Germania. Ecco perché bisogna cambiare la delega fiscale». È in fondo l’ammissione che a dicembre è stato fatto un mezzo pasticcio, e che l’impostazione generale della delega non è sufficiente per stanare i furbetti (nel caso-Falciani, la legge italiana ha vietato all’Agenzia delle entrate di usare la lista del banchiere perché rubata). Il 20 febbraio comunque qualcosa in Cdm arriverà. il governo esaminerà i decreti attuativi riguardanti il settore giochi, lo sviluppo delle imprese e il ruolo del 'Fisco consu-lente', che si metterà al fianco dei contribuenti per aiutarli a non sbagliare (i testi diventeranno legge a inizio giugno dopo il vaglio delle commissioni parlamentari). L’intera parte del 'Fisco giudice', ovvero le sanzioni penali, amministrative e civili legate all’evasione sarà affrontata a maggio per poi diventare operativa, promette Renzi, «il 1° settembre».