Attualità

Etica e politica. Fine vita, passo falso e promesse di rimediare

Gianni Santamaria giovedì 12 marzo 2009
Nessun passo indietro su idratazione e nutrizione. La maggioranza fa qua­drato e respinge l’emendamento al ddl sul fine vita, che avrebbe aperto la via al­la loro sospensione. E il Pd torna ad annun­ciare battaglia. Tra le modifiche approvate ie­ri nella seconda giornata di votazioni serra­te, però, ne spunta una che suscita gravi preoccupazioni. Su proposta di Roberto Cen­taro (Pdl) viene infatti inserito il carattere «vincolante» delle volontà espresse. Altri emenda­menti accolti cambiano il pe­riodo di validità (che passa da 3 a 5 anni) e il depo­sito delle dichia­razioni presso il medico di fami­glia, non dal no­taio. Ma è il rife­rimento al carat­tere vincolante delle «Dat» (Dichiarazioni anticipate di trat­tamento), contenuto nell’articolo 6, ad apri­re al rischio di problematiche ricadute su quello al quale è coordinato, il numero 8. Nel quale si stabilisce che il medico agisce in scienza e coscienza e «non può prendere in considerazione indicazioni orientate a ca­gionare la morte del paziente» o in contrasto con leggi e codice deontologico. Un confuso e rischioso sbandamento. E in serata dal Pdl arriva una raffica di precisazioni. La prima dal numero uno a Palazzo Madama, Mauri­zio Gasparri: «La nostra volontà è chiara. Ma ove ci fossero dei margini di dubbio saremo sempre nella condizione di modificare, per tornare al testo iniziale». Si aggiunge la voce di Eugenia Roccella, sottosegretario al Wel­fare. Dapprima ricorda come «il principio che le dichiarazioni non possono essere vinco­lanti per il medico è e resta uno dei punti fo­cali del ddl Calabrò». Poi parla di «errore di valutazione», al quale si potrà rimediare, se sorgeranno quelle ambiguità interpretative, che, conclude, «non possiamo ammettere perché darebbero origine a contenziosi giu­diziari ». Lo stesso relatore, Raffaele Calabrò (Pdl) cerca di sgombrare le nubi. L’ancorag- gio all’articolo 8 sarebbe comunque chiaro, ma se emergessero ambiguità e spazi per ma­nomissioni si correrà ai ripari con i «neces­sari adeguamenti legislativi». Su idratazione e nutrizione – poi – toni aspri, vista l’inconciliabilità delle posizioni. E ri­suonano già in mattinata, quando salta la riu­nione informale indetta dal presidente della Commissione sanità Antonio Tomassini. In pratica fallisce la replica dell’incontro che l’al­troieri ha dato disco verde all’accordo sul con­senso informato. E, quando nel pomeriggio si arriva a votare sull’articolo 5, il risultato è scontato. Esce sconfitta la 'linea prevalente' del Pd: si può rifiutare. La capogruppo Anna Finocchiaro denuncia il «muro» da parte del Pdl e annuncia battaglia in aula. Senza o­struzionismi, dice, ma «molto netta». Tiene il punto anche Dorina Bianchi, capogruppo in Commissione, senza improbabili apertu­re, gli emendamenti saranno ripresentati. Ma all’interno del Pd non tutti la pensano co­sì. Si smarcano Emanuela Baio Dossi e Clau­dio Gustavino, astenutosi sull’emendamen­to Finocchiaro insieme a Riccardo Villari. Il rigetto dell’emendamento sui sostegni vita­li per Gustavino e Baio conferma la giustez­za della loro posizione. Ma non solo, «la so­cietà – sostengono – si aspetta che il Parla­mento approvi questa legge» e che «final­mente si mettano a disposizione delle per­sone fragili e delle loro famiglie servizi effi­caci ». Sulla stessa lunghezza il presidente dei senatori Udc Gianpiero D’Alia, per il quale sul diritto alla vita «non può esistere alcuna mediazione politica». Intanto, per il protrar­si delle votazioni, il termine per la presenta­zione degli emendamenti slitta a lunedì 16, due giorni prima del previsto approdo in au­la.